Roma , venerdì, 17. giugno, 2016 17:00 (ACI Stampa).
Il primo benefattore è stato Papa Francesco, che fatto pervenire a Erbil, in Iraq, un contributo di 100 mila dollari per la costruzione di un ospedale dedicato a San Giuseppe della Carità nella città del Kurdistan iracheno che è meta di migliaia di rifugiati. Ma la campagna “Be God’s Mercy” (Sii la misericordia di Dio) lanciata da Aiuto alla Chiesa che Soffre ha obiettivi ancora più ampi: dal 17 giugno al 4 ottobre, si raccoglieranno fondi per la costruzione di concrete opere di misericordia in tutto il mondo.
La campagna è sostenuta proprio da Papa Francesco con un video. Il Papa ha affidato ad Aiuto alla Chiesa che Soffre il compito di “realizzare in ogni diocesi, in ogni città, in ogni associazione” una opera di misericordia come segno concreto dell’anno della misericordia”, chiedendo "strutture che siano durature, una struttura per le innumerevoli necessità che sono oggi nel mondo". Un impegno che ha reiterato in una udienza che ha avuto nella mattinata del 17 giugno con Aiuto alla Chiesa che Soffre, che Papa Francesco conosce bene: ne ha visitato la sede centrale quando ancora non era vescovo, e Aiuto alla Chiesa che Soffre ha sostenuto dei progetti in Argentina.
“L’incontro con il Santo Padre – racconta il Cardinal Mauro Piacenza, presidente internazionale di ACS - perché abbiamo incontrato un Papa entusiasta di quello che si cerca di fare e abbiamo avuto la gioia di notare la consonanza delle linee: quello che lui sente e quello che noi cerchiamo di fare sulla traccia di quello che lui ci dice. Abbiamo avuto una trasfusione di entusiasmo”.
Philipp Ozores, Segretario generale della Fondazione Pontificia, ha sottolineato che ACS impiega oltre 120 milioni di euro in progetti in 140 diversi Paesi, e che i progetti dell’Anno della Misericordia “sarebbe bello che fossero visibili in tutto il mondo”.
Sono quattro i temi principali della campagna: bisogno di misericordia; apostoli di misericordia; luoghi di misericordia; frutti di misericordia. Ozores racconta che sono due i messaggi che vengono dall’incontro con il Papa. Ovvero, che “attraverso la preghiera e la bontà, il cuore si apre alla misericordia, e solo dopo entrano in azione le mani”. E che “tutti siamo chiamati all’azione, all’attività”.