Città del Vaticano , domenica, 19. giugno, 2016 15:00 (ACI Stampa).
Il grido del Papa contro la “coscienza anestetizzata” che impedisce di affrontare il problema della fame risuona ancora per i corridoi del Programma Alimentare Mondiale. Ma per monsignor Fernando Chico Arellana, osservatore permanente alla FAO nonché ad altri organismi ONU sulla lotta alla fame tra cui il PAM, questa era una sveglia necessaria. “Non possiamo considerare la pace come qualcosa di naturale,” dice.
Osservatore dal febbraio 2015, monsignor Chico Arellana parla ai microfoni del gruppo ACI il 13 giugno, poco dopo la fine della visita di Papa Francesco al PAM, la prima di un Papa nella storia. E ci tiene a ribadire i concetti chiave della visita.
“Gli alimenti – sottolinea – non sono un bene di mercato, ma un bene che appartiene a tutte le persone. L’accesso al cibo è parte del diritto alla vita. È uno dei diritti umani, perché il principale dei diritti umani è il diritto alla vita”.
Perché allora ci sono ancora tante persone che soffrono la fame nel mondo? “E’ molto difficile che questo possa avere una spiegazione. C’è una economia globalizzante, il progresso non dipende più dalla persona umana”, chiosa monsignor Chico Arellana.
Che poi sottolinea: “Pace e fame sono due parti dello stesso binomio. Non si può coltivare la pace se c’è la fame. Solo superando la fame, si può coltivare la pace e la solidarietà. La pace si costruisce nei cuori delle persone, per questo è importante lavorare sulle famiglie, sulle persone”.