Roma , giovedì, 16. giugno, 2016 19:40 (ACI Stampa).
Papa Francesco ha aperto stasera nella San Giovanni in Laterano il Convegno ecclesiale della diocesi di Roma dedicato al“La letizia dell’amore”: il cammino delle famiglie a Roma alla luce dell’Esortazione Apostolica Amoris laetitia di Papa Francesco”.
Il Pontefice non ha voluto fare una disamina del testo bensì presentare alcune “idee e tensioni-chiave emerse durante il cammino sinodale”. Per questo Francesco ha proposto tre immagini bibliche su cui poter discutere.
Francesco parte dal Libro dell’Esodo, dall’invito di Dio a Mosè “Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo sul quale tu stai è suolo santo”. “Il terreno da attraversare - ha spiegato Papa Bergoglio - i temi da affrontare nel Sinodo, avevano bisogno di un determinato atteggiamento. Non si trattava di analizzare un argomento qualsiasi; non stavamo di fronte a una situazione qualsiasi. Avevamo davanti i volti concreti di tante famiglie. Ho saputo che, in alcuni gruppi, prima di iniziare i lavori, i Padri sinodali hanno condiviso la propria realtà familiare. Questo dare volto ai temi esigeva ed esige un clima di rispetto capace di aiutarci ad ascoltare quello che Dio ci sta dicendo all’interno delle nostre situazioni. Non un rispetto diplomatico o politicamente corretto, ma un rispetto carico di preoccupazioni e domande oneste che miravano alla cura delle vite che siamo chiamati a pascere”.
Francesco ha sottolineato l’importanza di dare un volto a questi temi per che ciò “libera dall’affrettarci per ottenere conclusioni ben formulate ma molte volte carenti di vita; ci libera dal parlare in astratto, per poterci avvicinare e impegnarci con persone concrete. Ci protegge dall’ideologizzare la fede mediante sistemi ben architettati ma che ignorano la grazia. E questo, si può fare soltanto in un clima di fede. È la fede che ci spinge a non stancarci di cercare la presenza di Dio nei cambiamenti della storia”.
Dio - ha aggiunto - è venuto incontro a ognuno di noi nel contesto della famiglia. “Questo ci ricorda che le nostre famiglie, le famiglie nelle nostre parrocchie con i loro volti, le loro storie, con tutte le loro complicazioni non sono un problema, sono una opportunità. Opportunità che ci sfida a suscitare una creatività missionaria capace di abbracciare tutte le situazioni concrete, nel nostro caso, delle famiglie romane. Non solo di quelle che vengono o si trovano nelle parrocchie, ma poter arrivare alle famiglie dei nostri quartieri. Questo incontro ci sfida a non dare niente e nessuno per perduto, ma a cercare, a rinnovare la speranza di sapere che Dio continua ad agire all’interno delle nostre famiglie. Ci sfida a non abbandonare nessuno perché non è all’altezza di quanto si chiede da lui. E questo ci impone di uscire dalle dichiarazioni di principio per addentrarci nel cuore palpitante dei quartieri romani e, come artigiani, metterci a plasmare in questa realtà il sogno di Dio, cosa che possono fare solo le persone di fede, quelle che non chiudono il passaggio all’azione dello Spirito e che si sporcano le mani. Riflettere sulla vita delle nostre famiglie, così come sono e così come si trovano, ci chiede di toglierci le scarpe per scoprire la presenza di Dio”.