Roma , lunedì, 13. giugno, 2016 10:17 (ACI Stampa).
Dobbiamo "continuare a lottare per il tanto desiderato obiettivo della fame zero". Papa Francesco lo ribadisce ancora e stavolta nel corso della sua visita alla sede del Programma Alimentare Mondiale, a Roma.
Oggi - ha osservato il Papa - attraverso un "eccesso di informazione" stiamo assistendo alla "naturalizzazione della miseria: diventiamo immuni alle tragedie degli altri e le consideriamo come qualcosa di naturale. Sono così tante le immagini che ci raggiungono che noi vediamo il dolore, ma non lo tocchiamo, sentiamo il pianto, ma non lo consoliamo, vediamo la sete ma non la saziamo. In questo modo, molte vite diventano parte di una notizia che in poco tempo sarà sostituita da un’altra. E, mentre cambiano le notizie, il dolore, la fame e la sete non cambiano, rimangono".
Di fronte a questa indifferenza globale istituzioni come il Pam hanno un ruolo fondamentale. Infatti - sostiene Francesco - "è necessario denaturalizzare la miseria e smettere di considerarla come un dato della realtà tra i tanti. Perché la miseria ha un volto. Ha il volto di un bambino, ha il volto di una famiglia, ha il volto di giovani e anziani. Ha il volto della mancanza di opportunità e di lavoro di tante persone, ha il volto delle migrazioni forzate, delle case abbandonate o distrutte. Non possiamo naturalizzare la fame di tante persone; non ci è lecito dire che la loro situazione è frutto di un destino cieco di fronte al quale non possiamo fare nulla".
Se dimentichiamo i volti - ammonisce Papa Bergoglio - discuteremo solo di tematiche generali e astrette "lasciando da parte il soggetto concreto, reale, che oggi ancora bussa alle nostre porte. Quando mancano i volti e le storie, le vite cominciano a diventare cifre e così un po’ alla volta corriamo il rischio di burocratizzare il dolore degli altri. Le burocrazie si occupano di pratiche; la compassione, invece, si mette in gioco per le persone. E credo che in questo abbiamo molto lavoro da compiere". Bisogna - sprona - "lavorare per de-naturalizzare e de-burocratizzare la miseria e la fame dei nostri fratelli".
Per quanto riguarda il "denaturalizzare la miseria" Francesco ricorda che "la mancanza di alimenti non è qualcosa di naturale, non è un dato né ovvio né evidente. Che oggi, in pieno secolo ventunesimo, molte persone patiscano questo flagello, è dovuto ad una egoista e cattiva distribuzione delle risorse, a una mercantilizzazione degli alimenti. La terra, maltrattata e sfruttata, in molte parti del mondo continua a darci i suoi frutti, continua ad offrirci il meglio di sé stessa; i volti affamati ci ricordano che abbiamo stravolto i suoi fini. Un dono, che ha finalità universale, lo abbiamo reso un privilegio di pochi. Abbiamo fatto dei frutti della terra – dono per l’umanità – commodities di alcuni, generando in questo modo esclusione". Francesco attacca il consumismo e in particolare lo spreco di cibo: "il cibo che si spreca è come se lo si rubasse dalla mensa del povero".