Città del Vaticano , sabato, 11. giugno, 2016 16:00 (ACI Stampa).
No a nuovi casi di malattia di Hansen (ovvero, di lebbra), no ad ogni stigma della malattia, no ad ogni legge discriminante. Queste, in sintesi, le Conclusioni e Raccomandazioni del Convegno Internazionale sulla Lebbra dal titolo “Per una cura olistica delle persone affette dal Morbo di Hansen rispettosa della loro dignità.
Il Convegno, organizzato dal Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, si è tenuto il 9 e il 10 giugno. Co-organizzatori, la Fondazione Il Buon Samaritano e la Fondazione Nippon, in collaborazione con la Fondazione Raoul Follereau, il Sovrano Ordine di Malta e la Fondazione Sasakawa Memorial Health.
A presentare le conclusioni è stato il Professor Michele Aramini. Il quale ha sottolineato che i numeri relativi alle persone affette dalla malattia “sono in declino”, ma questo potrebbe nascondere “una minore attività nella ricerca dei nuovi casi”, quindi è essenziale “mirare alla precocità della diagnosi”, così come è necessario creare “borse di studio finalizzate alla specializzazione sulla malattia”.
“Lo stigma è spesso associato alla visione religiosa della vita - ha aggiunto, - ma è l'insegnamento di Cristo che ha spinto i cristiani, soprattutto negli ultimi due secoli, a sviluppare una grande opera di assistenza e cura per le persone affette” dal Morbo di Hansen. In merito alla presenza di gravi forme di discriminazione in varie parti del mondo, il Prof. Aramini ha continuato lanciando un appello affinché si arrivi “all'abrogazione delle leggi discriminatorie”, un punto questo “urgentissimo e non più rinviabile”.
“L'ignoranza circa la malattia e lo stigma connesso - ha fatto notare - contribuiscono a ritardare la diagnosi e la cura” con gravi ripercussioni per i malati che vengono così segnati indelebilmente dal Morbo. A tal proposito è anche importante “utilizzare un nuovo linguaggio”, visto che è stato messo in evidenza durante i lavori come “le vecchie percezioni della malattia continuano ad essere rinforzate da un linguaggio inappropriato”.