Città del Vaticano , martedì, 7. giugno, 2016 10:00 (ACI Stampa).
L’ecumenismo sarà efficace quanto più rimarremo uniti a Gesù. Lo ha detto il Cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, alla Messa di ringraziamento di Madre Elisabetta Hasselblad. Il Cardinale ha celebrato nella chiesa romana del Gesù, rivolgendosi alla suore dell’Ordine del Santissimo Salvatore di Santa Brigida, fondato dalla neo canonizzata.
La Messa si è tenuta il 7 giugno, il giorno dopo la canonizzazione celebrata in San Pietro da Papa Francesco. È stata anche l’occasione, per il Cardinal Parolin, di chiedere anche una preghiera “per i fratelli cristiani ancora separati e le comunità cattoliche scandinave”, nonché “per il viaggio di Papa Francesco a Lund in Svezia, il 31 ottobre, per prendere parte a una cerimonia congiunta fra la Chiesa cattolica e la Federazione luterana mondiale, per commemorare il 500° anniversario della Riforma”.
Il Cardinal Parolin – riporta l’Osservatore Romano, ha rievocato la storia di Santa Hesselblad. La quale era nata in Svezia in una famiglia luterana e divenne cattolica “dopo un itinerario travagliato, alla cui base si staglia la preghiera, senza la quale non esiste nessun ecumenismo”. Il Cardinal Parolin ha quindi sottolineato che madre Elisabetta era convinta che “per aiutare il mondo a riscoprire la sua vocazione originaria all’interno del piano divino di salvezza, è necessaria la piena unità, prima nei cuori, e poi visibile, tra i discepoli di Cristo”.
Madre Hesselblad – continua il Segretario di Stato – ha poi compreso che non bastava la preghiera, ma era necessario anche il sacrificio per raggiungere la metà dell’unità e per questo abbracciò la croce “fatta di abbandono, di incomprensioni, di sofferenze intime, di grandi difficoltà nel portare avanti la sua opera, l’ordine del Santissimo Salvatore di santa Brigida”.
Amore e carità sono le colonne sule quali la santa ha costruito “il risorto ordine di Santa Brigida e tutto il suo impegno ecumenico.” Ha detto il Cardinal Parolin che “la madre considerava pura utopia raggiungere la meta della piena unità dei cristiani senza amore: se i credenti non ricreeranno nelle loro comunità, nei loro rapporti interpersonali, il clima della Chiesa primitiva, dove tutti erano un cuor solo e un’anima sola, l’ecumenismo rimarrà un pio desiderio”. Una carità che lei testimoniò in prima persona soprattutto durante la seconda guerra mondiale, scrive l’Osservatore Romano, ospitando profughi ebrei nella casa di piazza Farnese.