Padova , sabato, 4. giugno, 2016 16:00 (ACI Stampa).
Placido Cortese,è stato un frate della Basilica di Sant’Antonio da Padova che negli anni della seconda guerra mondiale, silenziosamente, tanto operò in favore dei perseguitati: una scelta che gli costò l'arresto, la tortura e la morte. Ancora oggi davanti al suo confessionale e alle sue reliquie, nella Basilica di Padova, sono tantissime le invocazioni: ““Padre Placido, pensaci tu!”; “Padre Placido ti affido la mia famiglia e i miei bambini”; “Ti prego padre Placido, fa che riesca a trovare lavoro”; “padre Placido, tu sai di cosa ho bisogno: aiutami!”.
Padre Placido Cortese, raccoglieva informazioni e dava istruzioni per salvare ebrei ed ex prigionieri alleati dalle SS e dai campi di concentramento tra il 1943 e l’ottobre 1944, data nella quale poi venne prelevato dalla Gestapo appena fuori il sagrato della Basilica, e sparì nel nulla.
Oggi nel confessionale c’è una sua fotografia: giovane frate dall’aria mite, occhialini rotondi, sguardo limpido, tempra da eroe , e un libro nel quale le pagine, una dopo l’altra, accolgono preghiere e suppliche di intercessioni e miracoli, come i “miracoli” di salvezza che egli compì in quei terribili ultimi anni di guerra, in una città dilaniata dalla guerra civile quale era Padova.
Poche righe, calligrafie incerte, lingue diverse. Un unico denominatore comune: affidarsi nella preghiera a chi si è certi ci aiuterà, con fede assoluta. Come a frate Antonio, certo, così anche per il piccolo frate claudicante, nativo di Cherso, ma morto da eroe padovano.
Di padre Cortese è stata avviata, dal 2002, la Causa di Canonizzazione ed è terminata la compilazione della “Positio”, voluminosa raccolta di tutto ciò che riguarda la causa, che sarà presa in esame prima dai periti storici e poi dai periti teologi della Congregazione delle Cause dei Santi.