Città del Vaticano , venerdì, 3. giugno, 2016 10:13 (ACI Stampa).
La Messa solenne in Piazza San Pietro presieduta stamane dal Papa conclude la celebrazione del Giubileo dei Sacerdoti nel giorno dedicato alla Solennità del Sacro Cuore di Gesù.
E subito Francesco invita i presbiteri a guardare, “a puntare al cuore, ovvero all’interiorità, alle radici più robuste della vita, al nucleo degli affetti, in una parola, al centro della persona. E oggi volgiamo lo sguardo a due cuori: il Cuore del Buon Pastore e il nostro cuore di pastori”.
“Il Cuore del Buon Pastore - spiega il Pontefice - non è soltanto il Cuore che ha misericordia di noi, ma è la misericordia stessa. Lì risplende l’amore del Padre; lì mi sento sicuro di essere accolto e compreso come sono; lì, con tutti i miei limiti e i miei peccati, gusto la certezza di essere scelto e amato”. Quel Cuore - prosegue il Papa - rinnova il “primo amore”, quello della vocazione presbiterale. Quel Cuore ha un “amore che non ha confini, non si stanca e non si arrende mai. Lì vediamo il suo continuo donarsi, senza limiti; lì troviamo la sorgente dell’amore fedele e mite, che lascia liberi e rende liberi; lì riscopriamo ogni volta che Gesù ci ama fino alla fine, senza mai imporsi”. Si tratta di un Cuore “polarizzato specialmente verso chi è più distante; lì punta ostinatamente l’ago della sua bussola, lì rivela una debolezza d’amore particolare, perché tutti desidera raggiungere e nessuno perdere”.
Guardando al Sacro Cuore la domanda che nasce deve essere una: dove è orientato il cuore del sacerdote? Il Papa osserva che le attività pastorali sono tante e molteplici, ma la domande principale resta la stessa: dove è orientato il cuore del sacerdote? “Una domanda - dice il Papa - che dobbiamo farci ogni giorno, tante volte”.
“I tesori insostituibili del Cuore di Gesù - ricorda Francesco - sono due: il Padre e noi. Le sue giornate trascorrevano tra la preghiera al Padre e l’incontro con la gente., non la distanza. Anche il cuore del pastore di Cristo conosce solo due direzioni: il Signore e la gente. Il cuore del sacerdote è un cuore trafitto dall’amore del Signore; per questo egli non guarda più a sé stesso, ma è rivolto a Dio e ai fratelli. Non è più un cuore ballerino, che si lascia attrarre dalla suggestione del momento o che va di qua e di là in cerca di consensi e piccole soddisfazioni; è invece un cuore saldo nel Signore, avvinto dallo Spirito Santo, aperto e disponibile ai fratelli”.