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Riapre il Museo Etnologico Vaticano, libro aperto sulle culture del mondo

Museo Etnologico Vaticano |  | VG, ACI Stampa
Museo Etnologico Vaticano | VG, ACI Stampa
Presentazione Museo Etnologico Vaticano |  | VG, ACI Stampa
Presentazione Museo Etnologico Vaticano | VG, ACI Stampa
Museo Etnologico Vaticano |  | VG, ACI Stampa
Museo Etnologico Vaticano | VG, ACI Stampa
Museo Etnologico Vaticano |  | VG, ACI Stampa
Museo Etnologico Vaticano | VG, ACI Stampa
Museo Etnologico Vaticano |  | VG, ACI Stampa
Museo Etnologico Vaticano | VG, ACI Stampa

Papa Pio XI volle rappresentare nel 1925 le diverse culture umane al di fuori dell’Europa creando il “Museo Etnologico”, un libro aperto sulle culture del mondo. E’ stato presentato al pubblico, a distanza di molti anni dall’idea di Papa Pio XI, un catalogo che approfondisce la conoscenza delle Raccolte Etnologiche dei Musei Vaticani ed è stato allestito il nuovo Museo Etnologico Vaticano, dopo due anni di ristrutturazione.

Il volume e il nuovo allestimento museale sono stati presentati il 24 maggio 2016 presso i Musei Vaticani e sono intervenuti il Cardinale Giuseppe Bertello, del Governatorato della Città del Vaticano, Mons. Baltazar Enrique Porras Cardozo, Arcivescovo di Merida, e il direttore dei Musei Vaticani Antonio Paolucci. Presenti anche i curatori del catalogo P.Nicola Mapelli e Katherine Aigner per le Edizioni Musei Vaticani.

Il catalogo, tra rigore e scientifico e passione, presenta opere etnografiche dei popoli di tutto il continente americano, dall’Artico alla Terra del Fuoco, opere precolombiane e il Museo Indiano di Ferdinand Pettrich.

La pubblicazione intende esprimere la voce di un continente vivo e reale, raccogliendo anche l’invito all’attenzione del patrimonio culturale e artistico espresso nella Laudato Sì di Papa Francesco. Ma soprattutto vuole esprimere l’attenzione e la vicinanza della Chiesa verso tutte quelle popolazioni che si adoperano per preservare le proprie culture e il proprio ambiente naturale di fronte ai continui tentativi di chi per interesse personale prova a sradicare e dimenticare la ricca storia che rendi cosi straordinari e unici questi popoli, anche se lontani dall’Europa.

“Abbiamo studiato 10.000 oggetti per oltre cinque anni e ne abbiamo selezionati 200. Quindi, in questo catalogo di 400 pagine verranno presentate 200 opere dei Musei Vaticani che hanno relazione con il continente americano, dall’Alaska fino alla Terra del Fuoco, inclusa anche la nostra collezione precolombiana”, commenta P. Nicola Mapelli durante la presentazione.

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“Inoltre – continua il responsabile del Museo – ci siamo confrontati con le popolazioni locali, per esempio siamo andati in Alaska per conoscere dal vivo le tradizioni di quel popolo. Gli oggetti per noi non sono semplicemente delle opere d’arte, ma sono degli “ambasciatori culturali”, tramite i quali noi ci rimettiamo in contatto con i popoli e i discendenti di coloro che li hanno donati ai Pontefici, viviamo la storia dei popoli con questi oggetti”.

Anche il Cardinale Bertello, durante la presentazione al Salone Raffaello, ha espresso il suo parere positivo: “Questo del Museo Etnologico è un lavoro che ci parla del dialogo tra la cultura e il mondo”.

Il nuovo Museo Etnologico inizia viaggiando verso l’Australia, culla di una delle più antiche culture al mondo e prosegue con l’ Indonesia, l’Asia, l’Oceania, le Americhe e l’Africa.

Il rinnovato settore dei Musei Vaticani si apre con la scritta “La Bellezza ci unisce”, espressione che Papa Francesco ha utilizzato nel suo volume “La mia idea di Arte” (edito Musei Vaticani Mondadori ) nel quale Francesco afferma come “ la Chiesa ha sempre usato l’arte per dimostrare la meraviglia della creazione di Dio”. Il Museo Etnologico dei Vaticani vuole testimoniare lo sguardo che la Chiesa ha avuto, e oggi in particolare ha, verso le altre civiltà del mondo senza modificarne l’identità.

Tra i più rappresentativi oggetti provenienti da tutti i continenti sono esposti: ritratti di nativi americani, maschere africane, sculture dell’Oceania, uno spettacolare copricapo in piume altro tre metri dalla Papua Nuova Guinea, preziose mattonelle islamiche, dall’Estremo Oriente un maestoso ricamo cinese in sete di oltre 4 metri e una “thangka” ricca di pietre preziose, dono dell’odierno Dalai Lama al Beato Papa Paolo VI nel 1973.

Poi, nell’esposizione permanente, c’è una sezione dedicata all’Australia, con più di cento manufatti dei popoli aborigeni; seguono l’India con l’antico tempietto dedicato a Vishnu, la Cina con i sei capolavori pittorici raffiguranti Fiori e Uccelli del maestro cinese Yun Shouping e altre opere dal Giappone e dalla Corea.

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“I Papi hanno voluto che all’interno dei Musei Vaticani – commenta Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani – nello stesso luogo che ospita Michelangelo e Raffaello, si trovassero anche le opere d’arte e manufatti provenienti da tutto il mondo. Australia e Oceania, Asia, Africa, America: ogni singola espressione artistica dell’orizzonte culturale umano è qui pienamente valorizzata”.