Città del Vaticano , mercoledì, 25. maggio, 2016 10:48 (ACI Stampa).
La parabola della vedova e del giudice è stata il filo conduttore dell’Udienza Generale di oggi di Papa Francesco. “Pregare sempre, senza stancarsi mai. Non si tratta di pregare qualche volta, quando mi sento. Gesù dice - ha spiegato il Pontefice - che bisogna pregare sempre, senza stancarsi. E porta l’esempio della vedova e del giudice: un personaggio potente, chiamato ad emettere sentenze sulla base della legge di Mosè. La tradizione biblica raccomandava che i giudici fossero persone timorate di Dio, degne di fede, imparziali e incorruttibili. Ci farà bene ascoltare questo anche oggi”, mentre ha ricordato che il magistrato protagonista della parabola “non temeva Dio né aveva riguardo per alcuno. Era un giudice iniquo, senza scrupoli, che non teneva conto della legge ma faceva quello che voleva, secondo il suo interesse. A lui si rivolge una vedova per avere giustizia”.
“Le vedove, insieme agli orfani e agli stranieri - ha proseguito Francesco - erano le categorie più deboli della società. I diritti assicurati loro dalla legge potevano essere calpestati con facilità perché, essendo persone sole e senza difese, difficilmente potevano farsi valere. Una povera vedova lì sola, è senza difese e poteva essere ignorata e lasciata senza giustizia, così come l’orfano, lo straniero, il migrante. Di fronte all’indifferenza del giudice, la vedova ricorre alla sua unica arma: continuare insistentemente a importunarlo presentandogli la sua richiesta di giustizia. E proprio con questa perseveranza raggiunge lo scopo”. Il giudice cede “non perché è mosso da misericordia, né perché la coscienza glielo impone. Semplicemente ammette: dato che questa vedova mi dà fastidio, le farò giustizia perché non venga continuamente a importunarmi”.
“Se la vedova - ha detto ancora Francesco - è riuscita a piegare il giudice disonesto con le sue richieste insistenti, quanto più Dio, che è Padre buono e giusto, farà giustizia ai suoi eletti che gridano giorno e notte verso di lui, e non li farà aspettare a lungo, ma agirà prontamente. Tutti proviamo momenti di stanchezza e di scoraggiamento, soprattutto quando la nostra preghiera sembra inefficace, ma Gesù ci assicura: a differenza del giudice disonesto, Dio esaudisce prontamente i suoi figli, anche se ciò non significa che lo faccia nei tempi e nei modi che noi vorremmo”.
“La preghiera - ha però precisato Papa Bergoglio - non è una bacchetta magica! Non è una bacchetta magica. Aiuta a conservare la fede in Dio e ad affidarci a lui anche quando non ne comprendiamo la volontà. In questo, Gesù stesso, che pregava tanto, ci è di esempio: nei giorni della sua vita terrena egli offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, a Dio che poteva salvarlo da morte e, per il suo pieno abbandono a lui, venne esaudito. A prima vista questa affermazione sembra inverosimile, perché Gesù è morto in croce, eppure Dio ha davvero salvato Gesù dalla morte dandogli su di essa completa vittoria, ma la via percorsa per ottenerla è passata attraverso la morte stessa! Il riferimento alla supplica che Dio ha esaudito rimanda alla preghiera di Gesù nel Getsemani: Gesù prega il Padre che lo liberi dal calice amaro della passione, ma la sua preghiera è pervasa dalla fiducia nel Padre e si affida senza riserve alla sua volontà: però – dice Gesù – non come voglio io, ma come vuoi tu. L’oggetto della preghiera passa in secondo piano, ciò che importa prima di tutto è la relazione con il Padre. Ecco cosa fa la preghiera: trasforma il desiderio e lo modella secondo la volontà di Dio, qualunque essa sia, perché chi prega aspira prima di tutto all’unione con Lui, amore misericordioso”.
Prima di concludere il Papa ha lanciato due appelli. Uno in favore dei bambini scomparsi, l’altro per “l’amata Siria”.