Città del Vaticano , sabato, 21. maggio, 2016 9:00 (ACI Stampa).
Tre passi perché le iniziative imprenditoriali siano anche un motore per la lotta contro la povertà, specialmente nella corrente crisi dei rifugiati: li ha delineati il Cardinal Luis Antonio Tagle, arcivescovo di Manila (Filippine), durante la conferenza internazionale della Fondazione Centesimus Annus Pro Pontifice, che si è tenuta dal 12 al 14 maggio 2016.
In un discorso che prende le mosse dalla Populorum Progressio di Paolo VI per arrivare fino alla Laudato Si di Papa Francesco, dalla questione dei poveri che interpellano le società dell’opulenza fino alla società dello scarto, il Cardinal Tagle chiede a imprese ed associazioni che si impegnano a vivere secondo la dottrina cristiana di ripensarsi, magari creare un nuovo modello economico che non metta da parte gli esclusi.
Questi i tre passi delineati dal Cardinal Tagle: una visione rinnovata della persona umana, della società, dell’economia e dello sviluppo; l’inclusione dei Popoli Attualmente Esclusi; e l’incontro personale con le persone escluse.
Prima di tutto, una rinnovata visione della persona umana. Il Cardinal Tagle racconta un aneddoto, una delle più “commoventi esperienze personali” da vescovo, ovvero il funerale di due bambini di 6 e 5 anni, fratelli, morti avvelenati dal cibo che il padre aveva trovato per loro nella spazzatura di un ristorante. “Era una abitudine per quel padre – racconta il Cardinal “Chito” – andare a cercare tra il cibo gettato dai clienti di quel ristorante quando non riusciva a guadagnare abbastanza per comprare da mangiare alla sua famiglia. Bolliva il cibo buttato nella spazzatura, lo condiva di nuovo e lo serviva alla sua famiglia. Ma in quella sera i suoi due figli si avvelenarono e morirono”.
E allora, cosa dire, come proclamare il Vangelo? Il Cardinale racconta che “nella sua mente gli veniva solo da pensare” che quel cibo “poteva essere dato come dono, e non come spazzatura”. Per questo, invita tutti a tornare alla fede nel Creatore, a considerarsi semplici custodi del creato, e da qui cominciare a pensare al bene comune, perché “l’attività economica come un motore per la generazione benestante deve essere accompagnata con una giustizia distributiva che permetta di raggiungere il bene comune”.