Città del Vaticano , domenica, 15. maggio, 2016 10:40 (ACI Stampa).
“La missione di Gesù, culminata nel dono dello Spirito Santo, aveva questo scopo essenziale: riallacciare la nostra relazione con il Padre, rovinata dal peccato, toglierci dalla condizione di orfani e restituirci a quella di figli.” Con queste parole Papa Francesco ha introdotto la sua omelia durante la Messa per la Solennità di Pentecoste, nella Basilica Vaticana.
“Lo Spirito – continua Francesco - è dato dal Padre e ci conduce al Padre. Tutta l’opera della salvezza è un’opera di rigenerazione, nella quale la paternità di Dio, mediante il dono del Figlio e dello Spirito, ci libera dall’orfanezza in cui siamo caduti”.
Papa Francesco nel suo discorso poi elenca alcuni “segni di questa nostra condizione di orfani”: “Quella solitudine interiore che sentiamo anche in mezzo alla folla e che a volte può diventare tristezza esistenziale; quella presunta autonomia da Dio, che si accompagna ad una certa nostalgia della sua vicinanza; quel diffuso analfabetismo spirituale per cui ci ritroviamo incapaci di pregare; quella difficoltà a sentire vera e reale la vita eterna, come pienezza di comunione che germoglia qui e sboccia oltre la morte; quella fatica a riconoscere l’altro come fratello, in quanto figlio dello stesso Padre”.
Il Papa contrappone questo sentimento alla “condizione di figli”: “E’ la nostra vocazione originaria, è ciò per cui siamo fatti, il nostro più profondo “DNA”. Dall’immenso dono d’amore che è la morte di Gesù sulla croce, è scaturita per tutta l’umanità, come un’immensa cascata di grazia, l’effusione dello Spirito Santo. Chi si immerge con fede in questo mistero di rigenerazione rinasce alla pienezza della vita filiale”.
Nella festa di Pentecoste il Papa rammenta la figura di Maria nel Cenacolo: “La Madre di Gesù è in mezzo alla comunità dei discepoli radunata in preghiera: è memoria vivente del Figlio e invocazione vivente dello Spirito Santo”.