Cascia , domenica, 22. maggio, 2016 15:00 (ACI Stampa).
Nel 1381 a Roccaporena nasce Rita, che desiderava consacrarsi a Dio, ma i genitori, avanti nell'età, prima di morire, vollero vedere sistemata quell'unica loro figlia. Rita mite e obbediente, non volle contrariare i suoi genitori, e, giovanissima, andò in sposa a Paolo Mancini. L'indole rissosa di Paolo non impedì a Rita, con ardente e tenero amore di sposa, di aiutarlo a cambiare il suo spigoloso carattere.
Dall'amore di Paolo e Rita nacquero due gemelli: Giacomo Antonio e Paola Maria. Purtroppo questa sua vita coniugale fu tragicamente spezzato con l'assassinio del marito. Ragioni di avversità politiche, vecchie vendette potevano essere la causa del delitto. Le ultime parole di Paolo verso Rita e i suoi figli furono piene di amore. In lei si accese una sconfinata pietà verso coloro che le avevano ucciso il marito. Intraprese subito un’azione efficace per raggiungere la pacificazione, incominciando dai propri figli, che sentivano come un dovere vendicare la morte del padre. Rita pregò il Signore offrendo la vita dei suoi figli, pur di non vederli macchiati di sangue fraterno: essi morirono a meno di un anno dalla morte del padre.
Rita ormai sola, e con il cuore straziato da tanto dolore, si adoperò alle opere di misericordia e, soprattutto, a gesti di pacificazione della parentela verso gli uccisori del marito, condizione necessaria per essere ammessa in monastero, a coronazione del grande desiderio che Rita serbava in cuore sin da fanciulla. Nel 1417 fu accolta nel monastero ed ivi rimase per 40 anni nella preghiera, per servire con amore Dio e i suoi fratelli, morendo il 22 maggio del 1457.
Quindi santa Rita è la donna che ha vissuto la misericordia, come ha scritto nel mensile ‘Dalle rose alle api’ padre Vittorino Grossi, professore emerito della cattedra di Patrologia e Patristica della Pontificia Università Lateranense: “Santa Rita, fedele discepola di Gesù, non rivelando il nome degli uccisori del marito, ricapitolò le famiglie di Cascia, cioè le tenne unite perché vivessero insieme. Rita, col suo perdono, fece dono a quelle famiglie della misericordia di Gesù, grazie alla quale esse poterono continuare a godere del bene della vita, fermando in tal modo funesti riti funebri già in agguato. Rita imparò dal Signore crocifisso, non tanto la rivendicazione di un diritto, quanto quell’amore per la vita che, quando ti lega a un altro, è dono di vita donata, cioè di misericordia. Lei, infatti, in tutte le fasi della sua esistenza, incarnò la cultura della vita propria del Vangelo; la intercede tutt’ora nei suoi devoti perché, nello scorrere della vita delle famiglie, l’odio, foriere di morte, non la spunti sulla vita. La vita, infatti, quando è minacciata dall’odio, la si può vivere e ricevere in dono solo da un cuore capace di misericordia, formato sull’amore del cuore del Signore crocifisso, come lo fu il cuore di Santa Rita”.
Ed il rettore della Basilica di Santa Rita da Cascia, padre Mario De Santis, ci ha spiegato come lei ha vissuto la misericordia di Dio: “Anzitutto con la Grazia di Dio, e la continua richiesta di protezione, perché da soli non riusciamo a capire e accettare i nostri sbagli, anche se santa Rita di sbagli ne ha fatti pochissimi”.