Città del Vaticano , giovedì, 12. maggio, 2016 10:00 (ACI Stampa).
Mons Sacer Pannonie. Così veniva chiamato più di mille anni fa il monastero di Pannonhalma, il luogo più sacro del cristianesimo in Ungheria. Sacro fin dai tempi ancestrali, ma sacro soprattutto per i cristiani nel ricordo del santo ungherese più amato insieme al santo re Stefano.
E’ San Martino, che molti conoscono come vescovo di Tours, ma che in effetti è un santo ungherese, o meglio, un romano della Pannonia. A lui, di cui in questo 2016 ricorrono i 1700 anni della nascita, è dedicata la magnifica abazia di Pannohalma, il cuore cristiano della gente d’ Ungheria.
Secondo la tradizione medioevale propio in un villaggio sul monte Bakony era nato Martino, anche se la città di origine della famiglia era Savaria, ed è in questo luogo che i primi monaci discepoli di sant’ Adalberto, vennero a stabilirsi per fondare un primo luogo di preghiera.
La zona era abitata fin dai tempi dei celti, dei traci e nel II secolo dopo Cristo da tribù germaniche che avevano assaltato i confini dell’ Impero Romano. Le migrazioni dei sarmatici e dei marcomanni distrussero la amministrazione romana e dopo varie “invasioni” alla fine del 700 sulla scia delle truppe di Carlo Magno, arrivarono bavaresi e slavi.
In quel periodo su invito del principe Geza arrivarono sul “Mons sacer” dei monaci boemi, e proprio sulle propaggini del Bakony si stabilirono con il loro primo monastero.