New York City, New York , martedì, 3. maggio, 2016 9:00 (ACI Stampa).
Libertà religiosa: come difenderla? Il tema è stato rilanciato con forza dell’Osservatore della Santa Sede alle Nazioni Unite, in uno dei cosiddetti “side events” che rappresentano un po’ il cuore della missione di sensibilizzazione della Santa Sede nel concerto internazionale. Così, lo scorso 28 aprile, al Palazzo di Vetro sono stati messi insieme sopravvissuti, avvocati internazionali, esperti, per parlare di “Difendere la Libertà Religiosa e altri diritti umani: Fermare le atrocità di Massa contro i cristiani e altri credenti”.
Il tema è dirimente. C’è una grande discussione se considerare genocidio o meno quello che sta succedendo in Medio Oriente. Da parte politica, il Parlamento Europeo lo ha dichiarato, quello inglese anche, quello francese forse lo farà. D’altro canto, anche in Medio Oriente si dibatte se qualificare il tutto come genocidio di cristiani o se piuttosto allargare lo sguardo, e notare che le atrocità vengono commesse su tutte le minoranze religiose.
L’arcivescovo Bernardito Auza, osservatore della Santa Sede, non prende una posizione sul genocidio, ma semplicemente mette la questione sul tavolo. “Tristemente, nel momento stesso in cui parliamo, la violenza sistematica contro le minorane etniche e religiose in molte parti del mondo continua ad andare avanti. La grandezza e la brutalità di quanto sta accadendo richiede che il mondo si svegli e si impegni”.
Molti gli interventi in tre ore di dibattito. Ufuk Gokcen, ambasciatore che lavora come osservatore permanente dell’Organizzazione della Cooperazione Islamica, ha sottolineato che i leader musulmani stanno lavorando per togliere credito a gruppi terroristici come l’ISIS e Boko Haram che “mettono a rischio l’Islam”, e ha dichiarato che non si tratta di “una guerra tra Islam e Cristiani, ma tra l’umanità e i nemici dell’umanità”, ricordando la dichiarazione di Marrakech in Marocco con cui i leader islamici si sono impegnati a difendere le minoranze.
Carl Anderson, Cavaliere Supremo dei Cavalieri di Colombo, ha descritto la situazione in Medio Oriente come “la più grande crisi umanitaria della Seconda Guerra Mondiale. Nel chiedere l’impegno della comunità internazionale, ha ricordato che i Cavalieri di Colombo hanno raccolto più di 10,5 milioni di dollari di aiuto per i rifugiati nel Medio Oriente, ha chiesto che il Congresso degli Stati Uniti e il Dipartimento di Stato americano riconoscano finalmente il genocidio, ha invitato le Nazioni Unite a giocare un ruolo vitale nel garantire un futuro nella regione che aiuti a preservare il pluralismo proteggendo vittime e rifugiati”.