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Sandri: Tommaso e i fratelli d'Oriente "carne di Cristo"

Il cardinale Sandri venera le spoglie di San Tommaso ad Ortona |  | Congregazione per le Chiese Orientali
Il cardinale Sandri venera le spoglie di San Tommaso ad Ortona | Congregazione per le Chiese Orientali
La lastra del sarcofago di San Tommaso ad Ortona |  | Congregazione per le Chiese Orientali
La lastra del sarcofago di San Tommaso ad Ortona | Congregazione per le Chiese Orientali

Tra il 30  aprile e il primo maggio ad Ortona, cittadina abruzzese sul mare Adriatico si celebra il "Perdono di San Tommaso", una festa legata ad uno speciale privilegio concesso nei secoli dai Sommi Pontefici per la presenza nella cittadina abruzzese delle reliquie di San Tommaso Apostolo.

Quest’anno è stato il cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, ha celebrato il vespro solenne e la messa anche in occasione della riapertura, dopo i restauri, della Cappella del Santo con un tabernacolo bronzeo contenente un busto in argento e delle reliquie del Santo.

Nella messa domenicale il cardinale ha ricordato che sia la predicazione di San Tommaso, come anche il lungo itinerario dei suoi resti mortali, costituiscono un grande abbraccio che attraversa lo spazio e il tempo, e riunisce i cosiddetti "cristiani di San Tommaso"  cioè la Chiesa siro-malabarese e siro-malankarese, il santuario dell'Apostolo nel luogo del martirio, a Mylapore (Chennai-Madras), la città siriaca di Edessa (ora Urfa, in Turchia) - con la sua storia cristiana illustre e il suo presente legato alle sofferenze dei vicini Iraq e Siria - la città di Damasco, Bab Thouma, con la Chiesa Siro-Ortodossa, fino all'isola di Chios, in Grecia. 

“Oggi,- ha detto il cardinale parlando di Chios- come altre isole greche ed alcuni centri anche della nostra Italia, l’isola è gravida del dolore di tanti profughi e rifugiati ai quali sono stati strappati la casa, i beni, e ora anche la dignità umana. Siamo certi che dopo l’incontro con il Risorto, otto giorni dopo, il nostro San Tommaso non esiterebbe a dirci che la carne di tutti i nostri fratelli e sorelle dell’Oriente che soffre e patisce violenza, è oggi il segno della carne del Crocifisso piagata dai chiodi e della lancia”.

La vicenda delle spoglie dell’ aspostolo Tommaso è affascinante ed è legata all’isola di Chios, vicinissima alla costa turca, oggi nota perchè meta di arrivo dei rifugiati  che fuggono dalla guerra. La sua storia è antica, greci, romani, bizantini, arabi e turchi la conquistarono e persero. Nel 1258 tre galee ortonesi raggiunsero l’isola di Chios, in un momento di grande confusione politica. Dopo una battaglia e un saccheggio Leone di Ortona si recò a pregare nella chiesa principale dell’isola di Chios e fu attratto da un oratorio adorno e risplendente di luci. Un anziano sacerdote, lo informò che in quell’oratorio si venerava il Corpo di san Tommaso apostolo. Leone, pervaso da una insolita dolcezza, si raccolse in preghiera profonda. In quel momento una mano luminosa per ben due volte lo invitò ad avvicinarsi. La sera dopo gli ortonesei rubarono le reliquie poste in un cassetta di legno. La galea che recava le Ossa dell’Apostolo navigò in modo più sicuro e veloce delle altre ed approdò al porto di Ortona il 6 settembre 1258. Da allora il corpo dell’apostolo e la pietra tombale sono custoditi nella cripta della Basilica. La ricognizione scientifica del 1984 ha accertato che il corpo venerato in Ortona appartiene ad un soggetto che può essere identificato con l’Apostolo. La pietra tombale, portata a Ortona da Chios insieme alle reliquie dell’Apostolo, attualmente è conservata nella cripta della Basilica di san Tommaso, dietro l’altare. L’urna contenente le ossa, invece è posta sotto l’altare. Sull’iscrizione è possibile leggere, in caratteri greci onciali, l’espressione o osios thomas, cioè san Tommaso.

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