Città del Vaticano , venerdì, 29. aprile, 2016 20:00 (ACI Stampa).
“Facciamo memoria, questa sera, del sangue dei martiri cristiani, versato per la violenza degli uomini e il peccato nel mondo. Come sostiene Papa Francesco, anche il silenzio e l’omertà sono peccato!”
Con questo parole il cardinale Mauro Piacenza, Penitenziere maggiore e Presidente internazionale di Aiuto alla Chiesa che soffre, ha spiegato la iniziativa della “ Fontana di Trevi in Rosso”, il rosso del sangue dei martiri, per ricordare le vittime delle persecuzioni.
Il sangue del martirio è sangue di salvezza certo, ma la domanda dell’uomo per la Ininterrotta scia di sangue che attraversa la storia umana è sempre più forte: “Che senso può avere questa drammatica scia di sangue? Che Dio è un Dio che lo permette?”.
Spiega il cardinale: “Centro del cosmo e della storia è Cristo e il suo sangue versato sulla Croce, il suo sangue sgorgato dal costato trafitto dalla lancia, ha il potere di cambiare completamente, per sempre e per tutti, il significato della sofferenza. Certamente il male rimane male e, in tale senso, è sempre assolutamente esecrabile, da evitare e da combattere strenuamente con il bene, con tutte le forze che ogni uomo di buona volontà ha a disposizione”.
Il cardinale Piacenza ha ricordato come “in questi ultimi decenni, giustamente impegnati nel prezioso tessuto del dialogo interreligioso ed interculturale, abbiamo cercato varie strade per incontrare l’altro: qualcuno ha sostenuto che si potesse essere cristiani anonimi; altri che il cristianesimo fosse una delle possibili vie – e non “la” Via per incontrare Dio. Umilmente ritengo - ha detto il cardinale- che i martiri cristiani, e con essi tutti i cristiani, esercitino una vera e propria espiazione vicaria, per Cristo, con Cristo e in Cristo, a favore di tutti gli uomini! Ed è per questo che, mentre ci stringiamo attorno ad essi e ne piangiamo con le famiglie la morte violenta, innalziamo a Dio un inno di lode per questi fratelli entrati nella gloria del Paradiso, con la palma del martirio tra le mani e cinti da una corona di gloria.