È un tema dirimente, per la diplomazia pontificia, che alle Conferenze ONU del Cairo e di Pechino ha combattuto con forza contro questa impostazione, e che comunque ha sempre difeso il diritto all’obiezione di coscienza. Un diritto che ora si cerca di far vacillare a colpi di nuovi diritti. O di decisioni come quelle del Comitato per i Diritti Sociali. Perché ormai i cambi del diritto vengono fatti passare attraverso decisioni intermedie, secondo processi di soft law.
Cosa diceva il Comitato dei Diritti Sociali? il Cecs ha affermato che “lo Stato italiano non fa abbastanza per evitare che l’obiezione di coscienza dei medici anti aborto, garantita dalla legge 194 del 1978, abbia come violazione la Carta Sociale del Consiglio d’Europa, in particolare riguarda ai diritti alla Salute e alla non discriminazione delle donne che vogliono interrompere la propria gravidanza”.
Tradotto: ci sono troppi medici obiettori, e dunque c’è difficoltà in Italia a garantire il diritto per le donne di abortire.
La decisione del CECS ruota intorno ad un articolo della Carta Sociale Europea, l’11, che parla del Diritto alla salute. Il Comitato lamenta che la Carta sarebbe violata in quanto ci sarebbero “rischi considerevoli” per la salute e per il benessere delle donne che magari non possono accedere all’interruzione volontaria di gravidanza per carenza di personale. Poi, nota una differenza di trattamento a seconda delle regioni italiane: in alcune è più difficile disposto a trovare un medico disposto a praticare l’aborto, e quindi è più difficile rinunciare. Infine, punta addirittura il dito contro una discriminazione tra personale obiettore e non obiettore: secondo la Cgil i non obiettori hanno discriminazioni anche sulle possibilità di carriera. Addirittura, ci sono accuse di ‘mobbing’ nei confronti di medici non obiettori. E in questo caso, il comitato ha preso in parola le testimonianze presentate dalla CGIL (cfr. nn.215-223): affermazioni generali difficili da verificare, da smentire o persino da ritenere come prova giudizio.
I dati sembrano comunque contraddire la decisione del Comitato. Basta scorrere il rapporto 2015 del Ministero della Salute sull’applicazione della legge 194, che si riferiscono all’anno precedente: il numero di interruzioni volontarie di gravidanza è stato inferiore alle 100 mila, il tasso di abortività (ovvero il numero di IVG per 1000 donne tra i 15 e i 49 anni) si attesta al 7,2 per mille. I dati dicono anche un’altra verità: che l’obiezione di coscienza non impedisce il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza. Tanto che emergeva che le interruzioni di gravidanza volontarie erano effettuate nel 60 per cento delle Regioni disponibili. E i problemi si avevano solo in alcune regioni molto piccole.
Oltre a questi dati, ce n’è un altro, significativo: un terzo degli aborti è praticato da ragazze straniere, quasi sempre per difficoltà economiche. Parlando di Carta dei Diritti Sociali, si dovrebbe piuttosto aiutare queste ragazze a non abortire, tutelando il loro diritto al lavoro, alla casa e anche alla maternità. Si parla invece solo del diritto di aborto.
Iscriviti alla nostra newsletter quotidiana
Ricevi ogni giorno le notizie sulla Chiesa nel mondo via email.
Nell'ambito di questo servizio gratuito, potrete ricevere occasionalmente delle nostre offerte da parte di EWTN News ed EWTN. Non commercializzeremo ne affitteremo le vostre informazioni a terzi e potrete disiscrivervi in qualsiasi momento.
Non solo. Fanno notare dagli ambienti diplomatici vaticani che il Comitato ha preso raramente decisioni in questioni di salute, e che “si può dire che ogni 10 decisioni sui temi della salute, 7 riguardano l’Italia e l’obiezione di coscienza”.
Non ci sono prove per certificare la crociata ideologica, eppure qualche indizio c’è. Anche perché lo stesso Consiglio d’Europa, nel 2010, aveva invitato gli Stati membri a tutelare il diritto all’obiezione di coscienza per tutti, e aveva anche valutato la posizione italiana. In quell’occasione, l’Italia era giudicata nella posizione perfetta, perché tutelava i diritti della donna e i diritti degli obiettori.
I dati degli obiettori continuano ad aumentare in tutto il mondo (anche negli Stati Uniti la percentuale si attesta all’80 per cento), e probabilmente è questo che fa scatenare le campagne ideologiche.