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Il grido di Lesbo: non siete soli in questa “bancarotta” dell’umanità

Il Papa e Bartolomeo con una bambina |  | CTV
Il Papa e Bartolomeo con una bambina | CTV
Il Papa nel campo profughi di Moira a Lesbo |  | CTV
Il Papa nel campo profughi di Moira a Lesbo | CTV
Il Papa e il Patriarca Batolomeo nel campo profughi di Moira a Lesbo |  | CTV
Il Papa e il Patriarca Batolomeo nel campo profughi di Moira a Lesbo | CTV
Il Papa nel campo profughi di Moira a Lesbo |  | CTV
Il Papa nel campo profughi di Moira a Lesbo | CTV

“Voglio dirvi che non siete soli”. Le parole del Papa si intrecciano con quelle dei due vescovi ortodossi.Tre vescovi, i cristiani uniti almeno di fronte al dramma della disperazione.

“Molti di voi- dice Francesco-  si sono sentiti costretti a fuggire da situazioni di conflitto e di persecuzione, soprattutto per i vostri figli, per i vostri piccoli”, per questo spiega il Papa “sono venuto qui con i miei fratelli, il Patriarca Bartolomeo e l’Arcivescovo Ieronymos, semplicemente per stare con voi e per ascoltare le vostre storie. Siamo venuti per richiamare l’attenzione del mondo su questa grave crisi umanitaria e per implorarne la risoluzione”

Farsi voce per un mondo disattento e perché “si faccia attento a queste situazioni di bisogno tragico e veramente disperato, e risponda in modo degno della nostra comune umanità”.

Crisi in cui emerge anche il meglio però: “ Lo avete visto in voi stessi e nel popolo greco, che ha generosamente risposto ai vostri bisogni pur in mezzo alle sue stesse difficoltà. Lo avete visto anche nelle molte persone, specialmente giovani provenienti da tutta l’Europa e dal mondo, che sono venute per aiutarvi”.

Dio non ci lascia mai soli, e “il più grande dono che possiamo offrirci a vicenda è l’amore: uno sguardo misericordioso, la premura di ascoltarci e comprenderci, una parola di incoraggiamento, una preghiera”.  “Sappiamo che siete venuti da aree di guerra, fame e sofferenza” ha detto il Patriarca ecumenico. “Sappiamo che i vostri cuori sono pieni di ansia per le vostre famiglie. Sappiamo che siete alla ricerca di un futuro più sicuro e più luminoso”. Ed aggiunge : “coloro che hanno paura di voi non vedono i vostri volti. Coloro che hanno paura di voi non vedono i vostri figli”.

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Un problema questo per il quale “il mondo sarà giudicato per il modo in cui vi ha trattato. E saremo tutti responsabili per il modo in cui rispondiamo alla crisi e al conflitto nelle vostre regioni di origine”. E lo sguardo si apre a tutto il Medio Oriente: “non smetteremo mai di parlare per voi. E vi assicuriamo che faremo di tutto per aprire gli occhi e il cuore del mondo.  La pace non è la fine della storia. La pace è l'inizio di una storia legata al futuro. L'Europa dovrebbe saperlo meglio di qualsiasi altro continente”. Un appello alla misericordia condiviso dall’ Arcivescovo di Atene Geronimo: “Oggi uniamo le nostre voci nel condannare lo sradicamento e nel denunciare ogni forma di svalutazione della persona umana”.

Serve un movimento mondiale di consapevolezza “per un cambiamento dell’attuale situazione da parte di coloro che hanno nelle mani il destino delle nazioni e per riportare la pace e la sicurezza per ogni casa, per ogni famiglia e per ogni cittadino”. Non tanto servono le parole perché dice Geronimo, “soltanto quelli che hanno incrociato lo sguardo di quei piccoli bambini che abbiamo incontrato nei campi dei rifugiati, potranno immediatamente riconoscere, nella sua totalità, la “bancarotta” dell’umanità e della solidarietà che l’Europa ha dimostrato in questi ultimi anni a queste persone e non soltanto a loro”.

Ed anche un grido di orgoglio per il suo popolo, i greci “che, anche se alle prese con le proprie difficoltà, sta contribuendo a rendere il Calvario dei rifugiati un po’ meno pesante, il loro cammino in salita un po’ meno duro”. E un appello: “le Agenzie delle Nazioni Unite, con la grande esperienza che hanno da offrire, affrontino finalmente questa tragica situazione che stiamo vivendo. Spero di non vedere mai più bambini gettati sulle rive dell’Egeo. Spero di vederli presto in questi stessi luoghi, godere sereni la loro infanzia”.