La Turchia ospita circa 2,7 milioni di profughi, in maggioranza siriani, ma non
solo. Sulla base dell’accordo tra Bruxelles e Ankara entrato in vigore il 20 marzo 2016 , la Turchia si è impegna a riprendere i migranti respinti dalla Grecia in cambio di aiuti per tre miliardi di euro per l’assistenza ai profughi e al permesso di ingresso senza visto in Europa per i cittadini turchi. Turchia, Giordania e Libano ospitano complessivamente circa 5 milioni di
profughi, tra cui due milioni di bambini. Le condizioni di vita per i profughi in questi paesi sono pessime e questo spinge le persone a proseguire i viaggio verso l’Europa, nonostante i rischi. Nell’estate del 2015 si stima che circa 150 mila siriani si siano imbarcati dal Libano alla volta della Turchia per poi proseguire in Europa.
Secondo UNHCR ( L'Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati ) il 43% dei profughi che arriva via mare proviene dalla Siria, il 23% dall’Afghanistan, il 14% dall’Iraq, i rimanenti provengono da Pakistan, Iran, Nigeria, Gambia, Guinea, Senegal, Costa d’Avorio. La Grecia nel 2016 ha registrato 152.619 arrivi via mare , nel 2015 gli sbarchi in Grecia sono stati 856.723.
Amnesty International ha visitato i due centri di Moria a Lesbo e VIAL a Chios il 5 e 6 aprile, dove si trovano attualmente oltre 4000 detenuti, in gran parte arrivati in Grecia dopo il 20 marzo, giorno dell'entrata in vigore dell'accordo. Tra gli 89 rifugiati incontrati da Amnesty International, molti erano in condizioni di particolare vulnerabilità: donne incinte, bambini e neonati, persone con disabilità, traumi e malattie gravi.
"Sulle rive dell'Europa, i rifugiati sono intrappolati senza luce alla fine del tunnel. Un piano così pieno di difetti, precipitoso e male impostato che è maturo per una serie di errori, calpesta i diritti e il benessere delle persone fra le più vulnerabili" -ha dichiarato Gauri van Gulik, vicedirettrice del programma Europa e Asia centrale di Amnesty International.
La Caritas fornisce aiuti di emergenza sull'isola, tramite la Caritas Hellas (Caritas Grecia), e in altri punti caldi della Grecia, fin da quando è iniziata la crisi lo scorso anno. La Caritas Hellas - sostenuta dalla Caritas Svizzera - ha aperto un albergo per rifugiati e immigrati a Lesbo, con 220 posti letto e 88 camere. L'albergo è riservato alle persone più vulnerabili, come donne in gravidanza, e collabora con un ospedale locale, con medici di guardia 24 ore su 24.
In Grecia sulle isole, ad Atene e al confine con l'ex Repubblica iugoslava di Macedonia, la Caritas ha fornito cibo a 80.000 persone, beni di prima necessità a 78.000, servizi d'igiene a 40.000, informazioni a 2.200 e consulenza a 1.000.
La Caritas Hellas ha accettato questo mese di collaborare più strettamente con Apostoli, il braccio caritatevole della Chiesa ortodossa di Atene. "Insieme potremo aiutare di più i rifugiati e i migranti", ha spiegato Maristella Tsamatropoulou, responsabile della comunicazione alla Caritas Hellas, "e nello stesso tempo rafforzare le relazioni tra le due Chiese".
L’unico parroco cattolico di Lesbo è padre Leone Kiskinis. In un'intervista alla Radio Vaticana, dichiara: " La Chiesa cattolica locale è vero che è una piccola comunità, e magari anche per questo sono l’unico parroco dell’isola, c’è solo una chiesa cattolica in quest’isola, ma è una comunità composta da fedeli molto impegnati nell’accogliere queste persone, perché la nostra fede non è astratta, è concreta." Ed aggiunge: "Fino a tre-quattro anni fa non c’era la presenza fissa di un sacerdote cattolico sull’isola quindi, questi fedeli, hanno saputo vivere praticamente da soli, senza una pastorale continua. Ed ecco che poi, il vescovo ha deciso di avere un parroco fisso in quest’isola, e poi dopo quattro anni arriva il Pontefice! Quindi, ci sentiamo veramente “coccolati” anche se in periferia ..."
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