Città del Vaticano , lunedì, 18. aprile, 2016 9:00 (ACI Stampa).
Tre giorni per parlare di guerra giusta, e di un nuovo sviluppo del suo concetto. Con l’idea finale di proporre a Papa Francesco la stesura di una enciclica sulla non violenza. Sono questi i temi che si sono sviluppati durante una conferenza di tre giorni, che si è tenuta dall’11 al 13 aprile organizzata dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace e da Pax Christi.
L’idea di guerra giusta era stata sviluppata dal Cardina Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace. “I media, e l’opinione pubblica influenzata dai media – ha detto – diffonde una interpretazione scorretta del concetto religioso di guerra giusta”.
Perché “in origine, Sant’Agostino e San Tommaso l’hanno formulata in maniera chiesa”, ma questo concetto fu trattato in maniera piena in un epoca “in cui l’Europa era governata da popoli barbari per i quali la sola cosa che contava era la violenza”. Allo stesso tempo “questi popoli guardavano comunque alla Chiesa come un potere civilizzante a causa della sua natura religiosa”, e allora “la Chiesa cercò di allargare la sua prospettiva di pace riducendo progressivamente le condizioni secondo le quali un principe potesse fare uso della forza”.
Poi arriva la secolarizzazione, ogni principe è chiamato a decidere se la guerra giusta vada applicata oppure no. Allora come applicare la distinzione?
Ne hanno discusso appunto i partecipanti alla conferenza. E in generale si è chiesto di fare un documento magisteriale sul tema, perché fosse chiara la posizione della Chiesa contro la non violenza e contro il concetto di guerra giusta. In un appello comune, gli 80 partecipanti alla Conferenza hanno sottolineato che “non c’è una guerra giusta” e che “troppo spesso il tema di una guerra giusta è stato utilizzato per appoggiare la guerra, piuttosto che per evitarla o limitarla”. Il solo suggerimento che “una guerra giusta è possibile mina l’imperativo morale a sviluppare strumenti e capacità per trasformazioni non violente del conflitto”.