Le ultime stime parlano di oltre 700 morti tra i 950 migranti partiti dalla Libia, su un barcone che si è capovolto a poche miglia dal porto di partenza. Una strage consumata l’altra notte nel Canale di Sicilia, la più grave di sempre,  che, aveva detto ieri il Papa durante il Regina Coeli, ha coinvolto persone che “cercavano la felicità”. Alle parole di Francesco si è unito tutto il mondo cattolico, che ha contestato soprattutto l’indifferenza delle Istituzioni europee, e ha chiesto una maggiore “umanità” attraverso nuovi percorsi che partano dall’accoglienza dei profughi provenienti dalle vaste aree in guerra, nel Medio Oriente e nel nord dell’Africa.

Uno dei moniti più forti è giunto dalla Comunità di Sant’Egidio: “Se l’Europa non è all’altezza di fermare le inaccettabili stragi del mare è l’Onu che deve scendere in campo utilizzando tutti gli strumenti possibili, fino alla convocazione urgente di una riunione del consiglio di sicurezza. Siamo infatti di fronte ad un numero di vittime che assomiglia a quello di una guerra”. Tre le direzioni su cui agire, secondo Sant’Egidio: “Arrestare subito le stragi del mare con l’utilizzo di navi militari che permettano l’intercettazione dei barconi e il soccorso dei migranti anche in condizioni di mare grosso; realizzare un sistema europeo per permettere ingressi regolari e controllati, per motivi umanitari, con un costo decisamente inferiore per i profughi (che arrivano a spendere migliaia di euro) e, soprattutto, viaggi che non comportano il rischio della vita; intensificare gli sforzi diplomatici e di mediazione per fermare le guerre che sono in gran parte all’origine del fenomeno migratorio”.

Per la Caritas , “l'idea di un'Europa inespugnabile sta barcollando sotto i colpi di una umanità disperata che in fuga dai propri paesi sta mostrando il volto peggiore degli effetti della globalizzazione”. Il direttore, Mons. Francesco Soddu, che si trova in Tunisia per organizzare MigraMed, l’incontro tra le Caritas del Mediterraneo previsto per giugno, ha chiesto di rimettere in agenda “iniquità, conflitti, ideologie”, che “sono i fattori che determinano il costante aumento dei flussi di profughi verso il continente europeo”. "L‘Europa – continua Soddu - sembra incapace di reagire perché vittima di un‘idea anacronistica di territorio e di confine. Da un lato, si presenta come paladina dei diritti umani, dall‘altro promuove politiche di esternalizzazione volte a tenere lontano dai confini europei i migranti".

Secondo la Fondazione Migrantes, c’è la “necessità di un’azione navale europea e internazionale nel Mediterraneo”, per “alimentare un piano sociale europeo che vada a rafforzare con risorse non solo l’accoglienza di chi chiede una protezione internazionale nelle sue diverse forme, ma valutando anche forme nuove di riconoscimento in tempi brevi, che permettano una circolazione e una tutela dei richiedenti asilo in tutti e 28 i Paesi europei”. C’è poi l’urgenza di “ripartire da un’azione internazionale congiunta che abbia l’obiettivo della pace e della sicurezza nel Nord Africa, nel Medio Oriente e nel Corno d’Africa, così che le persone, grazie anche a un efficace programma di cooperazione internazionale, possano ricostruire il proprio Paese e avere il diritto di rimanere nel proprio Paese”.

Per l’Azione Cattolica, “non ci sono parole davanti alla sciagura”; “ma ormai le parole sono finite da tempo. Questo disastro, dalle proporzioni tanto drammatiche, è solo l‘ultimo di un elenco senza fine che non può non suscitare vergogna e indignazione". Per l’Ac bisogna agire con “con decisione e prontezza”: “In modo particolare – spiega una nota della Presidenza nazionale - rivolgiamo un pensiero ai governanti della nostra Europa: possa cadere ogni forma di resistenza, e siano adottate senza indugio le misure necessarie a prevenire che simili disastri possano ripetersi”. E ancora: "È tempo di rilanciare il sogno europeo: un sogno fatto di ‘pace, solidarietà, promozione dei diritti fondamentali, creazione di un benessere diffuso, valorizzazione delle specificità nazionali in un quadro continentale, aperture al mondo‘. Ebbene, quel sogno non può realizzarsi, se ci dimostriamo insensibili al dramma dei fratelli più bisognosi che bussano alle porte del nostro Continente. Significherebbe farci complici di chi li spinge ad andare incontro alla morte per cercare una vita migliore".

Secondo le Acli, “per una nuova tragedia di così vaste proporzioni valgono le dure parole pronunciate dal Capo dello Stato Mattarella nella sua visita al Papa sul dramma dei profughi che tentano di approdare sulle nostre coste. Con quelle vite spezzate “si compromette la dignità della comunità internazionale”. Secondo il Presidente Gianni Bottalico, l’“Europa è doppiamente colpevole: primo per non aver assunto il programma Mare Nostrum a livello di Unione Europea, come da noi chiesto alla scadenza di questo programma. E secondo: per non aver agito con fermezza e chiarezza nel combattere la destabilizzazione di vaste zone dell'Africa, a cominciare dalla Libia, e del Medio Oriente”.

“Non aspettiamo – conclude il presidente delle Acli - che sia il resto del mondo a giudicarci, l'Europa riconosca i suoi gravi errori, avvii immediatamente un programma europeo di soccorso per i migranti nel Mediterraneo e si dimostri ferma, autonoma ed inflessibile verso quegli stati che fomentano la destabilizzazione e che nella lotta al terrorismo non appaiono privi di ambiguità, perché tragedie come questa non abbiano mai più a ripetersi”.