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Müller sul X anniversario della elezione di Benedetto XVI: ogni pontificato è una attuazione personale del primato di Pietro

Papa Benedetto XVI | Papa Benedetto XVI | Stephen Driscoll/ CNA Papa Benedetto XVI | Papa Benedetto XVI | Stephen Driscoll/ CNA

“Ogni pontificato nella storia della Chiesa è sempre un’attuazione specifica, personale, dell’unico Primato di Pietro” . Con questa parole il cardinale Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e curatore dell’Opera omnia di Joseph Ratzinger-Benedetto XV ha ricordato il 10 anni dalla elezione di Benedetto XVI. Occasione una conferenza che si è svolta venerdì sera al Campo Santo Teutonico in Vaticano, quasi una anticipazione della presentazione del volume “ Benedetto XVI, Servo di Dio e degli uomini” che si terrà il 20 aprile nello stesso luogo.

Il cardinale Müller ha spiegato che “Gesù Cristo non ha voluto fondare la sua Chiesa come una realtà astratta, soprannaturale e pertanto irraggiungibile. Non ha fondato una realtà ideale nel passato, ideale che si è perso durante i secoli, né una realtà come ideale futuro, lontano. Infatti anche oggi la Chiesa è, nella sua santità sacramentale, segno strumentale della redenzione già avvenuta in Cristo; ma allo stesso tempo essa indica, nei peccati e negli errori dei suoi membri, il bisogno della redenzione che tutta l’ umanità sente ancora.

Così anche nella scelta di Pietro, Gesù non ha chiamato un uomo “perfetto” – non si possono infatti separare nemmeno le parole più significative della vocazione ecclesiale, che il Signore rivolge all’Apostolo (cfr. Mt 16,18; Lk 22,32; Joh 21,15-18), dal carattere personale di Pietro; anzi: nella chiamata dell’Apostolo non si può prescindere dai suoi limiti umani.

Similmente, ogni pontificato nella storia della Chiesa è sempre un’attuazione specifica, personale, dell’unico Primato di Pietro, del ministero Petrino, unico, ma sempre realizzato tramite la personalità molto concreta di chi fu vocato al servizio dell’edificazione della casa di Dio.

Già come professore di teologia fondamentale e di dommatica, Josef Ratzinger aveva elaborato, nel suo lavoro scientifico, segnalato da una conoscenza ammirabile della storia della teologia e della dommatica, un’opera, che, senza dubbi, ci permette di inserire la sua persona tra i teologi più eminenti dei secoli XX e XXI. Nel suo opus, anche i fatti più complessi non si sottraggono alla comprensione comune tramite riflessioni complicatissime, ma diventano invece trasparenti per la loro intrinseca semplicità.

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È merito del Papa Ratzinger di aver sviluppato la relazione inseparabile, nella Fede, tra il sentire (auditus) e il capire (intellectus fidei): fede e ragione non si escludono a vicenda, ma tendono ambedue al compimento dell’uomo in quel Dio, che “caritas est”, come ricorda la grande enciclica di Benedetto XVI.

L’opera di Benedetto XVI trova un suo punto culminante nella sua Trilogia “Jesus von Nazareth”: Superando la mera ragione naturale, quest’opera riassuntiva sulla persona di Gesù è una confessione della Fede rivelata che Gesù di Nazareth è veramente il Messia, il figlio del Dio vivente. Ed è proprio questo il nucleo comune di ogni attuazione concreta, personale, del servizio Petrino, durante tutta la storia della Chiesa – la confessio petrina, proferita a nome di tutta la Chiesa: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente” (Mt 16,16)

Molti gli ospiti dell’evento, a comininciare da monsignor Georg Ratzinger, fratello del Papa emerito, tra i cardinali Paul Josef Cordes e Laurent Monsengwo Pasinya. Presente monsigno Georg Gänswein, prefetto della Casa Pontificia, e segretario particolare di Benedetto XVI, e  il presidente della Fondazione Ratzinger monsignor Giuseppe Antonio Scotti oltre al  biografo di Benedetto XVI il giornalista Peter Seewald.