Roma , lunedì, 4. aprile, 2016 10:00 (ACI Stampa).
"Uomini celesti e angeli terrestri - Una lettura francescana dei Fioretti". E' il saggio a cura di Daniele Solvi - Docente presso la Seconda Università degli Studi di Napoli - stampato da Edizioni Biblioteca Francescana Milano. Nel suo volume il Professor Solvi offre una accurata analisi del rapporto tra i Fioretti, la vita stessa e le opere di San Francesco. Di tutto questo Acistampa ha discusso con l'Autore.
Che cosa l'ha spinta a scrivere un libro dedicato ai Fioretti di san Francesco?
L'immagine di Francesco che circola oggi è soprattutto quella del santo che predica agli uccelli o che ammansisce il lupo di Gubbio, che dialoga pacificamente col sultano o che vive ogni avversità in perfetta letizia: è insomma il Francesco dei Fioretti. Tutto diverso è il Francesco della ricerca accademica, che da oltre un secolo discute e analizza le tante altre leggende del santo, ben più antiche e variegate dei Fioretti, e che considera assolutamente prioritaria per capirlo davvero la conoscenza dei suoi scritti: dal Cantico di frate sole alle preghiere, dalle regole alle lettere al Testamento. Il mio intento è stato quello di mettere in dialogo questi due approcci apparentemente inconciliabili, leggendo i Fioretti proprio alla luce degli scritti. E allora, spiegare al grande pubblico, a partire dagli episodi che gli sono più familiari, quel tesoro che sono le opere di Francesco; ma anche stemperare lo scetticismo di molti specialisti verso l'attendibilità storica dei Fioretti. Io stesso, inizialmente un po' sospettoso, mi sono stupito di come essi mostrino non di rado una consonanza profonda con l'autentica spiritualità del santo.
Quanto sono attuali oggi i Fioretti di san Francesco? Che lettura se ne può dare nel Terzo Millennio?
Il fascino potente che i Fioretti esercitano nell'immaginario di oggi è davanti agli occhi di tutti. Basta fare una semplice ricerca su google o pensare a quanti sono i libri in commercio che raccolgono pensieri o episodi della vita anche di altri santi, presentandoli col titolo "I fioretti di....". Mi sono chiesto il perché di tutto questo. Credo che la chiave sia nel fatto che i Fioretti descrivono un mondo indenne dal male, un mondo in cui l'umano appare finalmente riconciliato col divino, un paradiso in terra: è a questo che allude il titolo del libro. In questo senso i Fioretti rispondono anche a un'esigenza di conforto e di speranza propria dell'uomo attuale, che talvolta si trova sgomento di fronte a un mondo che cambia e assai meno fiducioso di un tempo in una prospettiva futura. Il rischio è forse quello dell'evasione e della consolazione a buon mercato. Ma coltivare la tensione verso un altrove, contrastare la cinica rassegnazione al presente, quasi fosse un assoluto, è anche un gesto profetico, umanamente salutare e autenticamente cristiano.