Siria
Il primo sguardo del Papa è per la Siria, terreno della sua prima iniziativa diplomatica (la giornata di digiuno e di preghiera per la Siria del 2013, preceduta da un incontro dell’allora “ministro degli Esteri” vaticano Mamberti con gli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede) e ancora oggi in conflitto, nonostante i negoziati in corso. Trattative che il Papa definisce “sentieri di speranza” per un Paese “dilaniato da un lungo conflitto, con il suo triste corteo di distruzione, morte, disprezzo del diritto umanitario e disfacimento della convivenza civile”. E affida i colloqui in corso (a Ginevra, tra il governo di Damasco e le forze di opposizione) “alla potenza del Signore risorto”, affinché “con la buona volontà e la collaborazione di tutti si possano raccogliere frutti di pace e avviare la costruzione di una società fraterna, rispettosa della dignità e dei diritti di ogni cittadino”.
Medioriente e Mediterraneo
Quindi lo sguardo del Papa si allarga a tutta la regione. L’auspicio è che “il messaggio di vita” pronunciato dall’angelo davanti il sepolcro vuoto “sconfigga la durezza dei cuori e promuova un incontro fecondo di popoli e di culture nelle altre zone del bacino del Mediterraneo e del Medio Oriente, in particolare in Iraq, nello Yemen e in Libia”. E non si può non pensare alle Missionarie della Carità uccise nello Yemen e a padre Tom, il salesiano di cui non si hanno notizie da tempo, che prima di essere portato via ha consumato tutte le ostie perché non cadessero nelle mani di coloro che erano arrivati a seminare la morte.
Terrasanta
C’è un altro tema che è particolarmente caro a Papa Francesco: la questione israelo-palestinese. La diplomazia vaticana ha di recente concluso un accordo con lo Stato di Palestina, il primo con un Paese a maggioranza musulmano che contiene anche un pieno riconoscimento della libertà religiosa. Sono equilibri delicati, quelli che si giocano nella Regione. Allora Papa Francesco prega che “l’immagine dell’uomo nuovo, che splende sul volto di Cristo, favorisca in Terrasanta la convivenza fra Israeliani e Palestinesi, come anche la paziente disponibilità e il quotidiano impegno ad adoperarsi per edificare le basi di una pace giusta e duratura tramite un negoziato diretto e sincero”.
Ucraina
Lo sguardo del Papa è anche rivolto all’Ucraina (ci sono anche bandiere ucraine in piazza), e al conflitto della regione. Dopo la dichiarazione congiunta con il patriarca di Mosca Kirill, e il successivo incontro con i vescovi del sinodo permanente Greco-cattolico, il Papa continua a sperare in una soluzione al conflitto. “Il Signore della vita - dice - accompagni pure gli sforzi intesi a raggiungere una soluzione definitiva alla guerra in Ucraina, ispirando e sostenendo anche le iniziative di aiuto umanitario, tra cui la liberazione di persone detenute”.
Terrorismo
Proprio durante la Settimana Santa, gli attacchi a Bruxelles hanno scosso l’Europa. Il Papa ha condannato gli attacchi, e ha chiesto che tutti lo facessero. Ma lo sguardo è globale. Altri attentati sono stati compiuti in questi ultimi tempi in Turchia, Nigeria, Ciad, Camerun e Costa d’Avorio. Il Papa li ricorda tutti nel suo messaggio Urbi et Orbi, ed esprime vicinanza per le vittime del terrorismo, che è – afferma – una “forma cieca ed efferata di violenza che non cessa di spargere sangue innocente in diverse parti del mondo”.
Africa
Quindi l’Africa, continente dimenticato, eppure sede di una Chiesa viva, fedele a Roma, ricca di vocazioni. Il Papa auspica che giungano a buon esito “i fermenti di speranza e le prospettive di pace dell’Africa”, con un pensiero particolare al Burundi, al Mozambico, alla Repubblica Democratica del Congo e al Sud Sudan, segnati da tensioni politiche e sociali”.
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Venezuela
Altra situazione quasi dimenticata dai media è quella del Venezuela, dove persino i beni di prima necessità mancano a causa di un conflitto interno che non sembra avere fine, tanto che il governo ha ordinato tre ulteriori giorni di vacanza per Pasqua nel tentativo di risparmiare la luce. Il Papa chiede che il messaggio della Pasqua “si proietti sempre di più sul popolo venezuelano nelle difficili condizioni in cui si trova a vivere e su quanti hanno in mano i destini del Paese, affinché si possa lavorare in vista del bene comune, cercando spazi di dialogo e collaborazione con tutti”.
I rifugiati
Quello del Papa è un messaggio di speranza, perché in fondo “con le armi dell’amore, Dio ha sconfitto l’egoismo e la morte”, e Gesù “è la porta della misericordia spalancata per tutti”.
E non poteva mancare un accenno ai rifugiati, “uomini e donne in cammino alla ricerca di un futuro migliore, schiera sempre più numerosa di migranti e di rifugiati – tra cui molti bambini – in fuga dalla guerra, dalla fame, dalla povertà e dall’ingiustizia sociale”. Sono fratelli che “incontrano troppo spesso la morte o comunque il rifiuto di chi potrebbe offrire loro accoglienza e aiuto”.
La sfida umanitaria