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Il Papa: "La Pasqua è la festa della speranza cristiana"

Il Papa presiede la Veglia Pasquale |  | Alexey Gotovsky CNA
Il Papa presiede la Veglia Pasquale | Alexey Gotovsky CNA
Il Papa presiede la Veglia Pasquale |  | Alexey Gotovsky CNA
Il Papa presiede la Veglia Pasquale | Alexey Gotovsky CNA
Il Papa presiede la Veglia Pasquale |  | Alexey Gotovsky CNA
Il Papa presiede la Veglia Pasquale | Alexey Gotovsky CNA
Il Papa presiede la Veglia Pasquale |  | Alexey Gotovsky CNA
Il Papa presiede la Veglia Pasquale | Alexey Gotovsky CNA
Il Papa presiede la Veglia Pasquale |  | Alexey Gotovsky CNA
Il Papa presiede la Veglia Pasquale | Alexey Gotovsky CNA

Nonostante il dubbio circa il racconto delle donne, Pietro si alza e corre al sepolcro: “non rimase seduto a pensare, non restò chiuso in casa come gli altri. Non si lasciò intrappolare dall’atmosfera cupa di quei giorni, né travolgere dai suoi dubbi; non si fece assorbire dai rimorsi, dalla paura e dalle chiacchiere continue che non portano a nulla. Cercò Gesù, non se stesso. Preferì la via dell’incontro e della fiducia e, così com’era, si alzò e corse verso il sepolcro, da dove poi ritornò pieno di stupore”. Lo ha detto il Papa nella omelia pronunciata durante la solenne veglia pasquale presieduta nella Basilica di San Pietro.

In questo modo - ha osservato Francesco - inizia la risurrezione del cuore di Pietro. “Senza cedere alla tristezza e all’oscurità, ha dato spazio alla voce della speranza: ha lasciato che la luce di Dio gli entrasse nel cuore, senza soffocarla”. La stessa esperienza l’hanno vissuta le donne andate al sepolcro “per compiere un’opera di misericordia”.

Come Pietro e le donne - ha proseguito il Pontefice - anche noi “non possiamo trovare la vita restando tristi e senza speranza e rimanendo imprigionati in noi stessi. Ma apriamo al Signore i nostri sepolcri sigillati, ognuno di noi li conosce, perché Gesù entri e dia vita; portiamo a Lui le pietre dei rancori e i macigni del passato, i pesanti massi delle debolezze e delle cadute. Egli desidera venire e prenderci per mano, per trarci fuori dall’angoscia. Ma questa è la prima pietra da far rotolare via questa notte: la mancanza di speranza che ci chiude in noi stessi. Che il Signore ci liberi da questa terribile trappola, dall’essere cristiani senza speranza, che vivono come se il Signore non fosse risorto e il centro della vita fossero i nostri problemi”. 

La vita è fatta di problemi, tuttavia - ha esortato il Papa - stanotte “occorre illuminare tali problemi con la luce del Risorto, evangelizzarli”. Il Risorto “è la nostra gioia più grande, è sempre al nostro fianco e non ci deluderà mai. Questo è il fondamento della speranza, che non è semplice ottimismo, e nemmeno un atteggiamento psicologico o un buon invito a farsi coraggio. La speranza cristiana è un dono che Dio ci fa, se usciamo da noi stessi e ci apriamo a Lui. Questa speranza non delude perché lo Spirito Santo è stato effuso nei nostri cuori”.  

Lo Spirito Santo - ha ancora ammonito Papa Bergoglio - non è un mago, “non fa apparire tutto bello, non elimina il male con la bacchetta magica, ma infonde la vera forza della vita, che non è l’assenza di problemi, ma la certezza di essere amati e perdonati sempre da Cristo, che per noi ha vinto il peccato, la morte e la paura. Oggi è la festa della nostra speranza, la celebrazione di questa certezza: niente e nessuno potranno mai separarci dal suo amore”.

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Incontrando Gesù Risorto “ciascuno viene inviato da Lui a portare l’annuncio di Pasqua, a suscitare e risuscitare la speranza nei cuori appesantiti dalla tristezza, in chi fatica a trovare la luce della vita. Ce n’è tanto bisogno oggi. Dimentichi di noi stessi, come servi gioiosi della speranza, siamo chiamati ad annunciare il Risorto con la vita e mediante l’amore; altrimenti saremmo una struttura internazionale con un grande numero di adepti e delle buone regole, ma incapace di donare la speranza di cui il mondo è assetato”. 

Questa speranza - ha concluso il Papa - deve essere nutrita facendo memoria delle opere di Dio. “La Parola di Dio viva è capace di coinvolgerci in questa storia di amore, alimentando la speranza e ravvivando la gioia. Fare memoria di quello che Gesù ha fatto. Non dimentichiamo la sua Parola e le sue opere, altrimenti perderemo la speranza; facciamo invece memoria del Signore, della sua bontà e delle sue parole di vita che ci hanno toccato; ricordiamole e facciamole nostre, per essere sentinelle del mattino che sanno scorgere i segni del Risorto. Noi possiamo aprirci e ricevere il suo dono di speranza. Apriamoci alla speranza e mettiamoci in cammino; la memoria delle sue opere e delle sue parole sia luce sfolgorante, che orienta i nostri passi nella fiducia, verso la Pasqua che non avrà fine”.

Nel corso della liturgia battesimale Papa Francesco ha amministrato i Sacramenti dell’iniziazione cristiana a 12 adulti provenienti da Italia, Albania, Camerun, Corea, India e Cina. Il rito è iniziato come di consueto all'esterno della Basilica con l'accensione del fuoco e la processione di ingresso in una Basilica spenta che via via è andata illuminandosi. Dopo il canto dell'Exultet e le letture è stato cantato il Gloria e il Vangelo che ha annunciato la Risurrezione.