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Francesco racconta Benedetto

Papa Francesco con il Papa Emerito Benedetto XVI |  | Lauren Cater - CNA Papa Francesco con il Papa Emerito Benedetto XVI | | Lauren Cater - CNA

Sono passati esattamente dieci anni da quando l'allora Cardinale protodiacono Jorge Arturo Medina Estevez annunciò dalla Loggia delle Benedizioni l'elezione del Cardinale Joseph Ratzinger a Romano Pontefice con il nome di Benedetto XVI.

Un pontificato durato poco meno di otto anni ma che ha lasciato un solco indelebile - sebbene qualcuno tenti di cancellarne la memoria - nella Chiesa. E il solco tracciato non è dato dal gesto, straordinario e profetico, della rinuncia.

Più di tutti lo sa bene il successore, Papa Francesco, che in questi due anni di pontificato ha elogiato con le parole e con i gesti il suo "amato e venerato predecessore".

In occasione del decennale dell'elezione di Benedetto XVI lasciamo che sia Francesco a parlarci di lui...

"Prima di tutto, vorrei fare una preghiera per il nostro Vescovo emerito, Benedetto XVI. Preghiamo tutti insieme per lui, perché il Signore lo benedica e la Madonna lo custodisca". Così ha esordito nella sua veste di Vescovo di Roma e Pastore della Chiesa Universale la sera del 13 marzo 2013 Jorge Mario Bergoglio, Papa Francesco, successore di Benedetto XVI.

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Un legame inscindibile unisce dunque il Papa regnante con l'Emerito. Ai Cardinali riuniti per omaggiarlo Papa Bergoglio - 48 ore dopo la sua elezione - ribadiva: "un pensiero colmo di grande affetto e di profonda gratitudine rivolgo al mio venerato Predecessore Benedetto XVI, che in questi anni di Pontificato ha arricchito e rinvigorito la Chiesa con il Suo magistero, la Sua bontà, la Sua guida, la Sua fede, la Sua umiltà e la Sua mitezza. Rimarranno un patrimonio spirituale per tutti! Il ministero petrino, vissuto con totale dedizione, ha avuto in Lui un interprete sapiente e umile, con lo sguardo sempre fisso a Cristo, Cristo risorto, presente e vivo nell’Eucaristia. Lo accompagneranno sempre la nostra fervida preghiera, il nostro incessante ricordo, la nostra imperitura e affettuosa riconoscenza. Sentiamo che Benedetto XVI ha acceso nel profondo dei nostri cuori una fiamma: essa continuerà ad ardere perché sarà alimentata dalla Sua preghiera, che sosterrà ancora la Chiesa nel suo cammino spirituale e missionario".

La rinuncia di Papa Benedetto non è stata una resa. Non è stato un passo indietro, ma uno - enorme - in avanti. Ed è lo stesso Francesco a spiegarlo. Durante l'Angelus - facendo riferimento al rapporto con Dio che si basa sulla preghiera - il Pontefice ha parlato della rinuncia del suo predecessore in termini inequivocabili: "Noi abbiamo avuto un recente esempio meraviglioso di come è questo rapporto con Dio nella propria coscienza. Il Papa Benedetto XVI ci ha dato questo grande esempio, quando il Signore gli ha fatto capire, nella preghiera, quale era il passo che doveva compiere. Ha seguito, con grande senso di discernimento e coraggio, la sua coscienza, cioè la volontà di Dio che parlava al suo cuore .E questo esempio ci fa tanto bene a tutti noi, come un esempio da seguire!".

Francesco è il primo che a volere che il ricordo di Benedetto XVI sia vivo nella Chiesa. Non a caso nei momenti più importanti della vita della Chiesa lo invita a partecipare con la sua presenza discreta. Dai concistori, alla canonizzazione dei Beati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, fino alla festa dei nonni. Non a caso Papa Bergoglio ha definito più volte Benedetto come "il nonno saggio" della Chiesa.

Papa Bergoglio ha ribadito ripetutamente che "il Papa emerito non è una statua in un museo. È una istituzione. Non eravamo abituati. Sessanta o settant’anni fa, il vescovo emerito non esisteva. Venne dopo il Concilio. Oggi è un’istituzione. La stessa cosa deve accadere per il Papa emerito. Benedetto è il primo e forse ce ne saranno altri. Non lo sappiamo. Lui è discreto, umile, non vuole disturbare. Ne abbiamo parlato e abbiamo deciso insieme che sarebbe stato meglio che vedesse gente, uscisse e partecipasse alla vita della Chiesa. Una volta è venuto qui per la benedizione della statua di San Michele Arcangelo, poi a pranzo a Santa Marta e, dopo Natale, gli ho rivolto l’invito a partecipare al Concistoro e lui ha accettato. La sua saggezza è un dono di Dio. Qualcuno avrebbe voluto che si ritirasse in una abbazia benedettina lontano dal Vaticano. Io ho pensato ai nonni che con la loro sapienza, i loro consigli danno forza alla famiglia e non meritano di finire in una casa di riposo".