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Via Crucis, il Papa: "Croce simbolo dell’amore divino e dell’ingiustizia umana"

Il Papa presiede la Via Crucis al Colosseo |  | Martha Calderon CNA
Il Papa presiede la Via Crucis al Colosseo | Martha Calderon CNA
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Il Papa presiede la Via Crucis al Colosseo |  | Martha Calderon CNA
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La Via Crucis al Colosseo |  | Aci Group
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La Croce è “simbolo dell’amore divino e dell’ingiustizia umana, strumento di morte e via di risurrezione, segno dell’obbedienza ed emblema del tradimento, patibolo della persecuzione e vessillo della vittoria”.  Lo ha detto il Papa recitando la preghiera conclusiva della Via Crucis del Venerdì Santo presieduta al Colosseo.

Quel legno - ha spiegato Francesco - oggi vive “nelle nostre sorelle e nei nostri fratelli uccisi, bruciati vivi, sgozzati e decapitati con le spade barbariche e con il silenzio vigliacco. Nei volti dei bambini, delle donne e delle persone, sfiniti e impauriti che fuggono dalle guerre e dalle violenze e spesso non trovano che la morte e tanti Pilati con le mani lavate”.

La Croce oggi è presente perché c’è chi non insegna misericordia e invece condanna il giusto.

La Croce è dove ci sono “ministri infedeli che invece di spogliarsi delle proprie vane ambizioni spogliano perfino gli innocenti della propria dignità”.

La Croce si vede - ha denunciato Francesco - “nei fondamentalismi e nel terrorismo dei seguaci di qualche religione che profanano il nome di Dio e lo utilizzano per giustificare le loro inaudite violenze”.

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Ma la Croce oggi è presente anche in coloro che vogliono escludere la religione dalla sfera pubblica “nel nome di qualche paganità laicista”.

La Croce è là dove ci sono i “venditori di armi che alimentano la fornace delle guerre con il sangue innocente dei fratelli” e i “traditori che per trenta denari consegnano alla morte chiunque”.

Il Papa indica la presenza della Croce “nei ladroni e nei corrotti che invece di salvaguardare il bene comune e l’etica si vendono nel misero mercato dell’immoralità” e in chi pensa ad accumulare ricchezze “lasciando Lazzaro morire di fame alle loro porte”. 

La Croce è dove ci sono persone che distruggono la “casa comune che con egoismo rovinano il futuro delle prossime generazioni”.

Dove ci sono “anziani abbandonati dai propri famigliari, disabili e bambini denutriti e scartati dalla nostra egoista e ipocrita società” lì c’è la Croce.

Ma la Croce - prosegue il Pontefice - è anche nel Mediterraneo e nell’Egeo “divenuti un insaziabile cimitero, immagine della nostra coscienza insensibile e narcotizzata”.

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Tuttavia la Croce è anche dove ci sono “persone buone e giuste che fanno il bene senza cercare gli applausi o l’ammirazione degli altri. Nei ministri fedeli e umili che illuminano il buio della nostra vita come candele che si consumano gratuitamente per illuminare la vita degli ultimi. Nei volti delle suore e dei consacrati - i buoni samaritani - che abbandonano tutto per bendare, nel silenzio evangelico, le ferite delle povertà e dell’ingiustizia”.

La Croce è anche dove si trovano “persone semplici che vivono gioiosamente la loro fede nella quotidianità e nell’osservanza filiale dei comandamenti. Nei pentiti che sanno, dalla profondità della miseria dei loro peccati, gridare: Signore ricordati di me nel Tuo regno! Nei beati e nei santi che sanno attraversare il buio della notte della fede senza perdere la fiducia in Te e senza pretendere di capire il Tuo silenzio misterioso. Nelle famiglie che vivono con fedeltà e fecondità la loro vocazione matrimoniale. Nei volontari che soccorrono generosamente i bisognosi e i percossi. Nei perseguitati per la loro fede che nella sofferenza continuano a dare testimonianza autentica a Gesù e al Vangelo. Nei sognatori che vivono con il cuore dei bambini e che lavorano ogni giorno per rendere il mondo un posto migliore, più umano e più giusto”.

Nella Croce di Cristo scorgiamo - osserva Papa Bergoglio - “Dio che ama fino alla fine, e vediamo l’odio che spadroneggia e acceca icuori e le menti di coloro preferiscono le tenebre alla luce”.

La Croce - prega concludendo il Papa - ci salvi dal male e dalla vanità e ci insegni che “l’apparente vittoria del male si dissipa davanti alla tomba vuota e di fronte alla certezza della Risurrezione e dell’amore di Dio che nulla può sconfiggere od oscurare o indebolire”.