Roma , venerdì, 11. aprile, 2025 18:00 (ACI Stampa).
2006, a Trabzon, piccola località della Turchia, alla storia antichissima, perché si tratta della famosa Trebisonda. Don Andrea Santoro, inviato in missione proprio in Turchia, prega nella sua piccola chiesetta. E’ una giornata luminosa, persino calda, nonostante sia febbraio; entrano in chiesa tre ragazzi che iniziano a comportarsi in modo arrogante. I ragazzi se ne vanno ma poco dopo entra in chiesa un uomo: don Andrea si accorge che ha una pistola e la punta alle sue spalle e grida al suo aiutante, che è lì con lui, di buttarsi a terra; l'uomo comincia ad urlare a gran voce “Allah è grande” e spara due colpi di pistola; colpisce don Andrea che cade a terra, morendo quasi sul colpo. L'uomo scappa attraverso il cortile della chiesa gridando ancora “Allah è grande” e sparando un terzo colpo di pistola in aria. Dopo molti anni, e vari processi, un vero colpevole non è stato trovato, ma il significato di questa tragedia risalta sempre più chiaramente, suscitando forza, coraggio, speranza.
Don Andrea è uno di molti, troppi martiri che sono stati uccisi “in odio fideum” in questi ultimi anni, mostrando come la persecuzione e la strage di chi vive testimoniando la propria fede non è prerogativa di tempi passati. Tra questi martiri, un numero cospicuo è italiano. Le loro storie sono terribili e insieme portatrici di grande speranza. Perché sono testimoni di umanità in guerra e in pace, in patria e nel mondo. Li raccontano in un libro appena uscito per le Edizioni San Paolo Luigi Accattoli e Ciro Fusco. In realtà si tratta di un importante saggio uscito nel 2000 e dunque ora rieditato in una versione aggiornata. Un libro necessario, e che leggere in questi giorni è quanto mai appropriato. Il sacrificio di Cristo per la nostra salvezza riverbera nel sacrificio di tanti uomini e donne che sono stati perseguitati o addirittura hanno perso la vita per tenere fede alla propria promessa a Cristo.
Tra i nuovissimi martiri ci sono figure che, come dicono gli autori, «splendono come astri del cielo». Per fare solo qualche nome, non si può non ricordare don Andrea Santoro, ucciso mentre prega nella sua chiesetta a Trabzon, in Turchia, nel 2006; monsignor Luigi Padovese, massacrato a coltellate sempre in Turchia dal suo autista; Annalena Tonelli, uccisa in Somaliland nel 2003; Luigi Plebani, ucciso in Brasile da narcotrafficanti; e poi suor Luisa Dell’Orto, Maria Laura Mainetti, don Roberto Malgesini… Sono apparsi degni della palma del martirio anche laici come Marco Biagi e Luca Attanasio. Per la quantità di documenti e testimonianze inedite il volume di Accattoli e Fusco appare un vero tributo alla memoria di chi ha offerto la vita per Cristo e per i valori che fondano la nostra storia. In un mondo confuso e sempre più prigioniero delle reti dell’odio, della violenza, dei falsi miti di libertà senza rispetto degli altri, del benessere e della ricchezza a discapito di chi soffre, di chi è calpestato…
Nell’elenco dei nuovi venerabili, beati e santi ci sono anche don Giuseppe Rossi, parroco a Castiglione Ossola (Novara). Nato il 3 novembre 1912, viene ordinato sacerdote il 29 giugno 1937 e inviato nella parrocchia come parroco. Dedica molto del suo ministero alla cura dei giovani e dei poveri, in periodo difficile come quello della Seconda guerra mondiale e della guerra civile nel nord Italia. Viene ucciso dai fascisti per ritorsione a uno scontro a fuoco tra i partigiani e la Brigata Nera Ravenna il 26 febbraio 1945, in cui muoiono due fascisti. Sono tre missionari saveriani altri tre nuovi martiri italiani: Luigi Carrara (1933-1964), Giovanni Didonè (1930-1964) e Vittorio Faccin (1934-1964), a cui si aggiunge il sacerdote diocesano dell’allora Congo Belga don Albert Joubert (1908-1964). Tutti e quattro sono stati massacrati uccisi il 28 novembre 1964 nei pressi delle parrocchie in cui lavorano, a Baraka e a Fizi.
I martiri cristiani "sono più numerosi nel nostro tempo che nei primi secoli", ha ricordato più volte papa Francesco, e di nuovo nell’udienza generale del 19 aprile 2023. "Oggi, cari fratelli e sorelle, ricordiamo tutti i martiri che hanno accompagnato la vita della Chiesa: essi, come ho già detto tante volte, sono più numerosi nel nostro tempo che nei primi secoli", ha detto Jorge Mario Bergoglio proseguendo, all'udienza generale, un ciclo di catechesi sullo zelo apostolico. "Oggi sono tanti martiri nella chiesa, tanti, per confessare la fede cristiana sono cacciati via dalla società o vanno in carcere: sono tanti", ha detto, ricordando che "i martiri perdonano sempre gli aguzzini". Citando “Stefano, il primo martire, morì dicendo: ‘Perdonali, non sanno cosa fanno’”. “Sebbene siano solo alcuni quelli a cui viene chiesto il martirio, tutti però devono essere pronti a confessare Cristo davanti agli uomini e a seguirlo sulla via della croce durante le persecuzioni, che non mancano mai alla Chiesa”. Ed è così che “i martiri ci mostrano che ogni cristiano è chiamato alla testimonianza della vita, anche quando non arriva all’effusione del sangue, facendo di sé stesso un dono a Dio e ai fratelli, ad imitazione di Gesù”.