Città del Vaticano , mercoledì, 23. marzo, 2016 9:00 (ACI Stampa).
Da Vienna a New York, l’impegno della Santa Sede è sempre lo stesso: difendere il bene comune. Che si tratti di lottare contro la diffusione degli stupefacenti oppure di chiedere lo sviluppo integrale per le donne, andando oltre i tanto famigerati diritti sessuali e riproduttivi, un eufemismo dietro il quale il vocabolario delle Nazioni Unite nasconde la spinta per la liberalizzazione dell’aborto. Sono le posizioni che si sono delineate in due discorsi, il 16 e il 19 marzo, nelle rappresentanze internazionali della Santa Sede alle Nazioni Unite.
Promuovere la donna nella società: questa è una delle condizioni fondamentali per lo sviluppo e la pace nel mondo. L’arcivescovo Bernardito Auza, osservatore permanente della Santa Sede presso la sede di New York, lo ha sostenuto nel suo intervento lo scorso 19 marzo alla Commissione sullo status delle donne.
L’arcivescovo ha puntato il dito su stupri di guerra, traffico a scopo di sfruttamento sessuale, aborti coatti, conversioni e matrimoni forzati di cui “donne e bambine sono ancora vittime”. E questo nonostante le donne abbiano un ruolo vitale “non solo nella promozione dello sviluppo sostenibile, ma anche nei processi di peacekeeping e peace- building nelle tante aree di conflitto oggi nel mondo”.
L’osservatore nota anche le tante discriminazioni che colpiscono alcune categorie di donne, in particolare le donne anziane, ma soprattutto le madri. “In molti luoghi – sostiene l’arcivescovo Auza - il contributo essenziale delle donne allo sviluppo della società attraverso la maternità non è adeguatamente riconosciuto, apprezzato, promosso e difeso, al punto che molte donne si trovano costrette a scegliere tra lavoro e maternità”. E l’Osservatore ha poi ricordato che in alcune parti del mondo le pratiche dell’aborto e della fecondazione assistita con selezione pre-impianto del sesso, vengano usate per eliminare le bambine.
C’è bisogno, per l’Osservatore, di investire in educazione e assistenza sanitaria di qualità per donne e bambine. La Chiesa è in prima fila con il suo impegno, soprattutto in Paesi in via di Sviluppo e nelle aree in conflitto. Ha sottolineato l’arcivescovo Auza che un’autentica protezione della salute delle donne e delle bambine non può prescindere dalla “tutela della loro umanità femminile e dalla loro dignità”.