Città del Vaticano , lunedì, 7. aprile, 2025 9:00 (ACI Stampa).
"Nata il 6 aprile 1850, La Civiltà Cattolica è la rivista italiana più antica tra quelle oggi esistenti nel nostro Paese(…)La Civiltà Cattolica non è una rivista specializzata in un particolare settore, sacro o profano, ma è una rivista di cultura generale: vi sono perciò presenti tutti i settori culturali, dalla teologia e dalla filosofia alla storia, alla sociologia, all'economia, alla politica, alle scienze, alla letteratura, alle arti, al cinema. Quello che la caratterizza è lo spirito cattolico che la anima: tutto, cioè, viene visto e giudicato alla luce della fede cristiana e della dottrina dogmatica e morale insegnata dalla Chiesa".
A spiegare così la nascita e la natura de " La Civiltà Cattolica" la rivista dei Gesuiti italiani le cui bozze vengono riviste in Vaticano è il gesuita Giuseppe De Rosa nel volume sulla storia della rivista uscito per i 150 anni della rivista. Oggi, 25 anni dopo e di fronte ad un altro importante anniversario, le cose sembrano rimanere sulla stessa linea anche se la rivista si è rinnovato seguendo i tempi e le necessità della Chiesa e del Papa. “La Civiltà Cattolica, per essere fedele alla sua natura e al suo compito, non mancherà di rinnovarsi continuamente”, aveva detto Benedetto XVI ricevendo in udienza il collegio degli scrittori della rivista, nel 2006. Una rivista profetica, la prima in lingua italiana quando ancora l’Unità d’Italia non esisteva; la più autorevole in dibattiti ecclesiastici, come quello sul Concilio Vaticano II, ma anche più squisitamente politici, come quello sulla Costituzione Italiana nel 1946, quando Pio XII chiese ai gesuiti della rivista uno schema ipotetico di costituzione. Una rivista il cui archivio dal 1850 al 2008 e successivi è gratuitamente e completamente a disposizione online, grazie alla collaborazione con Google.
La Civiltà Cattolica nasce nel 1850. Papa Pio IX voleva un periodico che difendesse la Chiesa e il cristianesimo dai liberali che stavano unificando l’Italia (e che erano in buona parte massoni) e dalle idee anticattoliche. Voleva un periodico che avesse responsabilità propria, ma che in qualche modo riflettesse le opinioni della Santa Sede, senza necessariamente comprometterla direttamente. E si decise di farla in italiano, scelta profetica.
Solo i gesuiti possono scrivere articoli per la rivista, secondo gli statuti pontifici, e questo assicura una certa unità di stile al periodico, che ha sì un direttore, ma viene elaborato da un collegio di scrittori.
Per tradizione ogni quindici giorni, il lunedì mattina, il direttore va in Vaticano, e lì ha un’udienza con un interlocutore della Segreteria di Stato che gli comunica le modifiche proposte dai vari revisori vaticani. Alcune sono tassative, altre si possono discutere. E anche questo succede sempre.