Roma , giovedì, 3. aprile, 2025 13:00 (ACI Stampa).
"Sacrificare fa rima con appropriarsi. Sacrificarsi, al contrario, fa sempre rima con donarsi. Infatti, se Pasqua vuol dire, vuol dire soprattutto donare. Donare vuol dire amare gratuitamente senza aspettarsi il contraccambio. L'amore pagato è un amore strumentalizzato. L'amore è un servizio donato. Gesù corregge tutti. Lo fa con una mossa a sorpresa indicando che solo donandosi si può amare... La fede è un impegno da non limitare, un amore da non circoscrivere ma una vita da consumare perché ogni crocifisso non resti ancora un macabro spettacolo sotto gli occhi dell'umanità Sacrificarsi per amare e riscattare e non per celebrare: questo è il messaggio del Crocifisso, questa è la Pasqua da realizzare”.
Quindi non basta credere per essere cristiani: "Non basta oltrepassare una porta per sentirsi liberi e dire di essere 'cristiani in uscita'. Non basta percorrere una strada in salita per raggiungere l'obiettivo e sentirsi 'giubilati'. Se c'è una strada da percorrere per vivere il giubileo dobbiamo stringerci la mano e passare dalla disperazione alla risurrezione senza lasciare nessuno durante il cammino. Gli affamati, i migranti, le donne usate, gli ammalati ei bambini abbandonati ci chiedono di non essere commiserati, ma amati e riscattati. La quaresima non è tempo di disperazione. Non è orientata al Venerdì Santo, ma alla Pasqua di risurrezione.
Sollecitati da queste riflessioni scaturite dal libro 'Via Crucis del Giubileo - Dalla disperazione alla Risurrezione' scritto da suor Mimma Scalera , direttrice della 'Cittadella Sanguis Christi' di Trani, e da don Antonio Ruccia , parroco della chiesa di San Giovanni Battista a Bari, direttore della Caritas di Bari-Bitonto e docente di teologia pastorale alla Pontificia Università Urbaniana e alla Facoltà teologica di Bari, per chiedere a quest'ultimo autore di narrare in quale modo è possibile vivere la Pasqua in questo anno giubilare: "Il giubileo è l'occasione propizia che la Chiesa offre per poter ricominciare. Per farlo è necessario affidarsi al Signore e avere la certezza che il Signore non lascia nessuno per strada. I pellegrini della speranza, quelli che camminano sulla strada del mondo, non marciano nella speranza attendendo che cambia qualcosa, ma sono quelli che cambiano passo dopo passo la storia. Non l'affrontano con il passo di chi è stanco appena inizia, ma con la forza di chi crede che amare è sempre il contrario di snobbare”.
Perché la Quaresima è il tempo delle 'vivificazioni'?