Città del Vaticano , lunedì, 21. marzo, 2016 10:00 (ACI Stampa).
“Quando si parla con vescovi e altre persone che vengono dalla Siria, dalla Libia, dall’Iraq e dall’Afghanistan e con coloro che ci vivono, essi ci dicono sempre che i cristiani devono rimanere, perché i cristiani sono stati in questi luoghi per più tempi dei musulmani, e fanno di tutto perché i cristiani vi possano restare”.
Lo ha detto l’ arcivescovo Georg Gänswein, Prefetto della Casa Pontificia e segretario del Papa Emerito Benedetto XVI in una intervista in tedesco per la Deutsche Welle, una delle più importanti emittenti tedesche con trasmissioni anche in arabo.
Alla domanda su quale sia il ruolo della Germania in Europa nell’attuale crisi dei migranti, l’arcivescovo tedesco ha spiegato che “bisogna riconoscere che la Germania ha un ruolo molto importante, pur con tutte le difficoltà soprattutto nelle ultime settimane”. I cristiani dice l’arcivescovo, “naturalmente sono fuggiti per poter sopravvivere, e la violenza in questi paesi è davvero grande. Per questo è importante che essi possano essere aiutati nel miglior modo possibile in Europa, e ho l’impressione che si guardi sempre molto alla Germania come il paese dove la grande questione delle migrazioni viene affrontata pur in tutta l’emergenza e le difficoltà che abbiamo visto nelle ultime settimane, e anche con tutte le difficoltà che abbiamo sentito nei diversi paesi europei”.
E sulla impressione che l’ Europa si stia chiudendo all’accoglienza, al contrario dell’amore cristiano per il prossimo e della misericordia, l’arcivescovo ha sottolineato: “L’amore al prossimo è sempre qualcosa di personale. Difficilmente un politico può “organizzare” l’amore per il prossimo. Lo stato organizza, e poi bisogna agire. L’amore al prossimo è un’azione personale che si fa per convinzione, perché si è convinti che il prossimo è immagine di Dio. Che lo devo aiutare quando ha bisogno e quando io lo posso aiutare. Perciò è importante guardare alle proprie radici. Quindi io, come cristiano, faccio il possibile. Quando in uno stato ci sono dei cristiani, devono fare ciò che ritengono giusto e agire da cristiani. Fino a che punto questo possa essere tradotto in politica è un’altra questione. Ma in fin dei conti, l’agire cristiano è anche una cosa che esprime la credibilità della propria fede”.
In questo il ruolo della Chiesa cattolica “è quello che si dice un “global player”. Si intende di questioni grandi e difficili. Là dove ha la possibilità di aiutare, aiuta. Spesso lo fa senza che se ne parli nei giornali, senza grande risonanza mediatica. Ma è anche vero che può aiutare solo in maniera limitata in quei paesi dove l’influenza della Chiesa cattolica è relativamente modesta”.