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Pasolini: "La verità e l’amore non hanno bisogno di imporsi, ma sanno attendere"

Seconda predica di Quaresima. "Andare oltre. La libertà nello Spirito".

Padre Roberto Pasolini in Aula Paolo VI |  | Vatican Media / ACI Group Padre Roberto Pasolini in Aula Paolo VI | | Vatican Media / ACI Group

Anche la seconda meditazione del cappuccino Roberto Pasolini si è tenuta questa mattina in Aula Paolo VI, aperta a tutti. Padre Pasolini apre così la sua seconda meditazione: "Oggi il nostro saluto al Santo Padre lo potrebbe quasi raggiungere perché è qui, vicino a noi, anche se non può essere con noi fisicamente. Ma siamo tutti molto contenti di questo suo ritorno a casa”.

Pasolini continua il tema “Ancorati in Cristo. Radicati e fondati nella speranza della Vita nuova”. Il titolo di oggi é "Andare oltre. La libertà nello Spirito".

"Nel primo incontro abbiamo contemplato la scena del Battesimo, in cui risplende un tratto della nostra umanità difficile da incarnare: la disponibilità a ricevere, anziché conquistare ciò che ci serve per vivere. In questo secondo incontro la nostra attenzione si vuole spostare su alcuni episodi della vita pubblica di Gesù in cui si manifesta un’altra attitudine non sempre apprezzata dalla nostra sensibilità molto incline alla sedentarietà, anche spirituale. Si tratta della capacità di andare oltre i traguardi e i successi ottenuti, in vista di una profonda libertà sia nei confronti di noi stessi, sia nei confronti delle persone verso cui ci poniamo in spirito di servizio", dice subito Padre Pasolini nella seconda meditazione.

Poi il cappuccino passa in rassegna "alcuni episodi nei quali la profonda libertà di Cristo e il suo modo di portare salvezza al mondo ci costringono a riflettere e a verificare la qualità evangelica dei nostri gesti".

"Immersi in una cultura in cui dominano i valori dell’individualismo e della competizione sfrenata, siamo estremamente contenti ogni volta che la nostra popolarità aumenta in modo improvviso e significativo. Questo bisogno di essere continuamente e velocemente apprezzati ci spinge ad accogliere facilmente ogni cenno di apprezzamento nei nostri confronti: una notifica, un like, uno sguardo. Gesù sembra distaccato da questo tipo di riconoscimenti troppo rapidi e superficiali. Certo, non appena inizia a manifestarsi al mondo, il fascino della sua persona non passa inosservato: tante persone, vedendo i suoi segni, iniziano a credere in lui. Con la scelta di Incarnazione Gesù ha “scoperto” che il nostro cuore è splendido, perché in esso dimorano lo spirito e la voce di Dio, tuttavia è estremamente fragile, manipolabile, incostante, timoroso. Proprio in questi termini, Gesù lo descriverà alle folle, quando proverà a spiegare come mai la parola di Dio seminata nell’uomo incontra molti ostacoli, prima di portare un frutto di vita nuova", spiega Padre Pasolini nella predica.

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"Un particolare tipo di indifferenza che Gesù manifesta si esprime anche nella capacità di saper prendere le distanze dal consenso delle folle. In tutti i Vangeli si racconta l’episodio della moltiplicazione dei pani e dei pesci, seppur con sfumature narrative e teologiche differenti. Il quarto Vangelo si premura di sottolineare il forte entusiasmo che il segno di Cristo ha saputo generare nei presenti. La folla ha riconosciuto il prodigio, ma come Gesù stesso dirà più avanti, non lo ha ancora interpretato come un segno su cui riflettere. Tutti sono felici non perché hanno colto nella dilatazione del cibo una provocazione proveniente da Dio, ma perché ciascuno torna a casa con la pancia piena: «In verità, in verità io vi dico: voi mi cercate non perché avete visto dei segni, ma perché avete mangiato di quei pani e vi siete saziati» (Giovanni 6,26). Gesù viene dunque riconosciuto come profeta dell’Altissimo perché ha saputo trasformare velocemente la realtà, eliminando i limiti che imponeva. Ma il segno voleva dire molto di più. Il messaggio era più bello, persino più profetico, perché intendeva rivelare qualcosa di possibile non solo a Dio, ma anche a noi. a moltiplicazione dei pani e dei pesci non è solo una manifestazione di Dio, ma anche una rivelazione di ciò che la nostra umanità può essere attraverso Cristo", continua il Predicatore.

Queste poi le conclusioni di Pasolini nella Predica: "Il nostro desiderio di rimanere ancorati in Cristo, in questo tempo giubilare, non può che confrontarsi con la nostra capacità di vivere il Vangelo anche nelle sue manifestazioni meno ovvie e immediate. Cristo, compiendo l’opera del Padre e incarnando nella sua e nostra umanità i tratti del suo amore paterno e universale, ci ha rivelato alcune forme che l’amore sa scegliere e assumere".

"La verità e l’amore non hanno bisogno di imporsi, ma sanno attendere, lasciando che le cose maturino fino a diventare il frutto di una libera e piena adesione. Così Dio ha salvato e continua a salvare il mondo in cui viviamo", conclude il predicatore.