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Il digiuno durante la Quaresima. Fare spazio alla voce di Dio

Altra parola-chiave da vivere durante il cammino di Quaresima è la parola "digiuno". Cosa significa? Quali sono le regole stabilite dalla Chiesa?

Immagine di repertorio | Immagine di repertorio | Credit diocesicasale.it Immagine di repertorio | Immagine di repertorio | Credit diocesicasale.it


Continua il viaggio tra le parole-chiave della Quresima.
Dopo aver riflettutto sul senso del numero “quaranta” (numero simbolico nel periodo di Quaresima)  cercheremo di entrare meglio in un'altra parola che delinea il cammino di Quresima: si tratta della parola “digiuno”. In merito, sono diverse le fonti a cui possiamo attingere per poter comprendere appieno il senso del digiuno. 

Nella Nota pastorale dell'Episcopato italiano, al numero 7 (del 1994) troviamo la seguente dicitura riguardo al digiuno: «Qualsiasi pratica di rinuncia trova il suo pieno valore solo se compiuta in comunione viva con Cristo, e quindi se è animata dalla preghiera ed è orientata alla crescita della libertà cristiana, mediante il dono di sé nell'esercizio concreto della carità fraterna». Parole che ci fanno comprendere che il digiuno va oltre a quello che comunemente si pensa: solo quello alimentare. O comunque ci fa riflettere sul senso più profondo della pratica: si parla di “comunione viva con Cristo” e, ancora, “il dono di sé nell'esercizio della carità fraterna”. In sintesi: il digiuno (qualsiasi tipo di digiuno) ha valore se adempiuto in comunione con Cristo. Non è, dunque, soltanto un gesto “esteriore”, ma qualcosa di più profondo: la motivazione ultima del digiuno è, quindi, cristologica, perché è stato il Signore stesso a digiunare - vedi l'episodio evangelico di Matteo al capitolo 4 - esercitando la propria libertà nel rifiutare la proposta di satana di cambiare le pietre in pane per soddisfare la sua fama. 

Altra fonte, il Codice di Diritto Canonico, dove è ben evidente che tutti i cristiani praticanti sono chiamati a osservare il digiuno e l'astinenza dalla carne almeno due volte l'anno: il Mercoledì delle Ceneri (che per il Rito ambrosiano diventa il primo venerdì di Quaresima) e il Venerdì Santo. Più in generale non bisognerebbe mangiare carne nei “giorni di magro”, cioè il venerdì e in altri giorni proibiti, come indicato dalla costituzione apostolica “Paenitemini” di Papa Paolo VI del 1966. Sempre nel Codice, al canone 1252, viene evidenziato che l'età del di inizio dell'obbligo di digiuno è stata fissata a 18 anni compiuti, mentre il termine è 60 anni. Inoltre, è bene specifico che chi è affetto da particolari patologie o presenta una giusta causa di salute, può essere esonerato e commutare il digiuno in opere di carità. L'obbligo dell'astinenza dalla carne vige invece già a partire dai 14 anni d'età compiuti.

Ma il digiuno riguarda solamente la carne? L'importanza del termine digiuno risiede, in fondo, nella “purificazione”: purificare il proprio corpo, la propria anima. E, dunque, abbiamo anche altre forme di digiuno come l'astensione dal fumo, ad esempio; oppure dagli alcolici, dall'uso smodato del cellulare o da tutto ciò che “inquina” l'anima e il corpo. 

Fin qui, le regole da ricordare. Ma qual è il senso del digiuno? Per rispondere a questa domanda dobbiamo, allora, attingere alle Sacre Scritture che associano sempre il digiuno alla preghiera e alla carità. E' lo stesso Mosè a darci l'esempio: per prepararsi all'incontro con Dio vive il digiuno. Il digiuno, infatti, tocca la dimensione fisica della persona, creando un vuoto, uno spazio libero nel corpo: uno spazio nel quale entrerà il Signore per parlare. La relazione con Dio, questo è il punto fondamentale. Proprio perché il rapporto di fede con il Signore non investe solo l'intimità, l'anima, anche il corpo è coinvolto in questa del tutto particolare relazione. Possiamo ricordare, a riguardo, l'esempio dei grandi Padri del deserto. 

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Purificare, liberare, svuotarsi per lontano spazio a Dio, dunque. Una sfida, ormai, possiamo dire. Soprattutto in un mondo come quello che ci circonda sempre pronto a colmare ogni istante della vita con oggetti (il consumismo) o con parole vane se considera all'odierna comunicazione o ai vari social che riempiono la nostra vita. Il digiuno, allora, riesce ad avere ancora più senso nell'odierno panorama della società: digiunare dal superfluo soprattutto perché Dio rimane “quel Tutto” che riesce a riempire la nostra esistenza. Ma è importante - o meglio, fondamentale - fargli spazio.