A questo punto del cammino stazionale si arriva a San Sisto vecchio, a Caracalla. Ma quest'anno la sosta sarà invece nella chiesetta del Domine quo vadis, sull'Appia antica a meno di un chilometro da Porta San Sebastiano. La Chiesa ha origini medievali, ma fu ricostruita nel 1600.

Come ricorda il sito della chiesa il luogo prende il nome dalla testimonianza orale secondo cui l’apostolo Pietro, fuggendo dalla città per evitare il martirio, incontra Gesù al quale rivolge le seguenti parole “Domine, quo vadis? (Signore, dove vai)?” e il Signore rispose “Venio Romam iterum crucifigi (Vengo a Roma a farmi crocifiggere di nuovo)”. 

Pietro, comprendendo il rimprovero, torna indietro per affrontare la sua sorte e Gesù scompare ma, nello sparire lascia impresse le sue impronte sulla strada.Come testimonianza dell’accaduto, all’interno della Chiesa vi è una pietra con le impronte dei suoi santi piedi”, quelle lasciate da Gesù sul luogo in cui ora sorge la Chiesa. La pietra è in realtà una copia: l’originale è infatti conservato nella Basilica di San Sebastiano. Da questo episodio deriva il secondo nome con cui è conosciuta la chiesa: Santa Maria “in Palmis” .

La messa è presieduta da Mons. Pasquale Iacobone, Presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, e prima della Santa Messa è prevista la celebrazione della Via Crucis nel viale delle catacombe San Callisto.