Roma , sabato, 22. marzo, 2025 14:00 (ACI Stampa).
“Con il segno penitenziale delle ceneri sul capo, iniziamo il pellegrinaggio annuale della santa Quaresima, nella fede e nella speranza. La Chiesa, madre e maestra, ci invita a preparare i nostri cuori e ad aprirci alla grazia di Dio per poter celebrare con grande gioia il trionfo pasquale di Cristo, il Signore, sul peccato e sulla morte, come esclamava san Paolo: ‘La morte è stata inghiottita nella vittoria. Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione? Infatti Gesù Cristo, morto e risorto, è il centro della nostra fede ed è il garante della nostra speranza nella grande promessa del Padre, già realizzata in Lui, il suo Figlio amato: la vita eterna”.
Dall’inizio del messaggio di papa Francesco per il periodo quaresimale, ‘Camminiamo insieme nella speranza’ iniziamo un colloquio con don Alberto Forconi, coordinatore pastorale della vicaria di Urbisaglia, Colmurano e Abbadia di Fiastra, in provincia di Macerata, che da alcuni anni propone una cena a ‘pane ed acqua’, a cui partecipano tra 50 ed 80 persone, con letture bibliche e testimonianze per rimettere al centro la condivisione e la solidarietà a favore dei missionari della diocesi di Macerata. ‘Camminare insieme significa essere tessitori di unità, a partire dalla comune dignità di figli di Dio; significa procedere fianco a fianco, senza calpestare o sopraffare l’altro, senza covare invidia o ipocrisia, senza lasciare che qualcuno rimanga indietro o si senta escluso. Andiamo nella stessa direzione, verso la stessa meta, ascoltandoci gli uni gli altri con amore e pazienza’, scrive ancora nel messaggio papa Francesco: per quale motivo egli invita a camminare insieme nella speranza?
“Il papa ci chiama a valorizzare il tempo forte della Quaresima soprattutto in questo Anno Santo il cui motto programmatico è ‘Pellegrini di speranza’. Subito l'Anno Santo ci fa pensare al popolo d’Israele pellegrino nel deserto ma con la speranza di raggiungere la Terra Promessa. Questo ricordo biblico ci porta immediatamente alla nostra realtà: anzitutto quanti nostri fratelli e sorelle stanno fuggendo da situazioni di miseria e di violenza in cerca di una vita migliore...E poi noi stessi ci sentiamo veramente in cammino insieme alla Chiesa oppure sono uno piuttosto paralizzato, statico, con la paura e la mancanza di speranza o, peggio ancora, adagiato nella mia comodità?”