Frisinga , giovedì, 20. marzo, 2025 14:00 (ACI Stampa).
Da tre anni i media parlano dell’Ucraina come terra di conquista, paese aggredito possessore di terre rare, obiettivi strategici di altri paesi a caccia di risorse naturali essenziali allo sviluppo di nuove tecnologie. Ma c’è chi in Ucraina dona invece di depredare, e lo fa da decenni. L’Ucraina è da sempre il paese dove l’organizzazione caritativa cattolica Renovabis aiuta di più. Don Thomas Schwartz, direttore dall’ottobre del 2021, spiega ad Acistampa lo stile di Renovabis nel portare aiuti ai paesi dell’Est europeo.
Direttore Schwartz, lei è professore di Etica aziendale all’Università di Augusta. La sua formazione, teologica e filosofica, in che modo la aiuta nell’approccio al suo lavoro?
«Ci sono due cose che senz’altro mi aiutano. Prima di cominciare il mio lavoro ho imparato a leggere e capire il bilancio di un’impresa. Questo è un un aiuto grande se si guida una organizzazione con un bilancio di circa 50 milioni di euro all’anno. In secondo luogo, essendo filosofo dell’etica, ho imparato a porre le domande giuste. L’etica non è una scienza che dà risposte, ma aiuta a porre le domande giuste, per esempio su come agire strategicamente e correttamente. Inoltre una parte importante dell’etica aziendale è la compliance che comprende il safeguarding, ossia tutti quei meccanismi di autocontrollo e anticorruzione della Chiesa. Tutti i fondi che noi gestiamo sono fondi che ci sono stati affidati dai cattolici tedeschi e ovviamente vanno gestiti con la massima cautela».
Come descriverebbe il modo di lavorare di Renovabis?
«Renovabis è un’organizzazione cattolica che porta il sottotitolo di “azione di solidarietà dei cattolici tedeschi verso l’Est dell’Europa”. Il nostro approccio è dunque non quello di dire agli altri ciò che è bene per loro, ma chiedere ai nostri partner sul territorio quali sono le loro priorità e i loro bisogni, in un dialogo da pari a pari. Non vogliamo avere un atteggiamento paternalistico verso i nostri partner. Noi diamo loro aiuti per i vari progetti, ma loro ci regalano una prospettiva sulla loro società che è diversa da quella di noi Occidentali. Dobbiamo imparare a respirare con due polmoni se vogliamo un’Europa veramente unita».