Roma , giovedì, 20. marzo, 2025 12:30 (ACI Stampa).
Nelle scorse settimane a Roma è stato presentato il progetto ‘Prendersi cura – Una famiglia per ogni comunità’, promosso dal Consiglio dei Giovani del Mediterraneo, dalla Rete ‘Mare Nostrum’ e dalla fondazione ‘Giorgio La Pira’, in ‘continuità allo spirito che ha animato gli incontri dei vescovi di Bari e Firenze’, con un’attenzione particolare a emigranti, rifugiati, richiedenti asilo ed a tutte quelle ‘situazioni di disagio e criticità che con numeri sempre più preoccupanti, caratterizzano purtroppo la nostra società’, come aveva ribadito mons. Giuseppe Baturi, segretario generale della Cei:
“Il papa chiede di trasformare i segni dei tempi, in segni di speranza. I segni dei tempi sono quelli di un Mediterraneo lacerato da discordie e da conflitti. Abitare questo tempo con la cura significa trasformare ciò che altrimenti sarebbe un motivo di dolore, in un motivo di speranza che comincia da noi… Un’iniziativa che nel contesto storico in cui viviamo e nel contesto ecclesiale del Giubileo, è davvero un conforto, una di quelle carezze di misericordia che legittimano la speranza”.
Il progetto era stato presentato da Tina Hamalaya e Nicholle Salerno, segretaria, la prima, e delegata, la seconda, della Cei al Consiglio dei Giovani del Mediterraneo: “Il progetto viene proposto alle singole Conferenze Episcopali e Patriarcati. Si comincia con un incontro dei giovani con i presidenti delle loro Conferenze episcopali che a loro volta lo faranno conoscere alle loro diocesi e realtà periferiche. Si costituisce in loco un gruppo di persone con lo scopo di fare il punto sulle realtà di povertà, disagio ed emarginazioni presenti; si passa infine alla fase più operativa con l’individuazione delle azioni che si vuole avviare. Ogni progetto sarà quindi inviato entro la data del 31 marzo 2025 alla segreteria generale del Consiglio dei giovani del Mediterraneo”.
Il progetto è rivolto in modo particolare a beneficio di emigranti, rifugiati, richiedenti asilo ma, se ritenuto utile e praticabile, lo si può estendere a tutte quelle situazioni di disagio e criticità che vedono coinvolti senza fissa dimora, famiglie in condizioni di disagio, madri in difficoltà, donne esposte alla tratta, giovani.
Per comprendere meglio il progetto a Marta Longo, componente del ‘Consiglio dei giovani del Mediterraneo’, abbiamo chiesto di spiegarci il motivo per cui è necessario prendersi cura: “Nella società odierna, prendersi cura degli altri è molte volte messo in secondo piano rispetto alla ricerca del benessere individuale. Tuttavia, come ricorda il Vangelo, ‘vi è più gioia nel dare che nel ricevere’. Prendersi cura del prossimo non è solamente un gesto di solidarietà ma un atto che arricchisce profondamente chi lo compie. Riconoscere l’altro, accogliere le sue difficoltà e condividerne le sofferenze accende quella scintilla di amore che è presente nel cuore di ciascuno, facendo così emergere la luce di cui ognuno è portatore”.