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Il Consiglio dei giovani del Mediterraneo e il "prendersi cura"

Le diocesi d'Italia e i progetti di accoglienza per l' Anno Santo

Il Consiglio dei Giovani per il Mediterraneo |  | www.unitedworldproject.org/workshop/il-consiglio-dei-giovani-del-mediterraneo/ Il Consiglio dei Giovani per il Mediterraneo | | www.unitedworldproject.org/workshop/il-consiglio-dei-giovani-del-mediterraneo/

Nelle scorse settimane a Roma è stato presentato il progetto ‘Prendersi cura – Una famiglia per ogni comunità’, promosso dal Consiglio dei Giovani del Mediterraneo, dalla Rete ‘Mare Nostrum’ e dalla fondazione ‘Giorgio La Pira’, in ‘continuità allo spirito che ha animato gli incontri dei vescovi di Bari e Firenze’, con un’attenzione particolare a emigranti, rifugiati, richiedenti asilo ed a tutte quelle ‘situazioni di disagio e criticità che con numeri sempre più preoccupanti, caratterizzano purtroppo la nostra società’, come aveva ribadito mons. Giuseppe Baturi, segretario generale della Cei:

“Il papa chiede di trasformare i segni dei tempi, in segni di speranza. I segni dei tempi sono quelli di un Mediterraneo lacerato da discordie e da conflitti. Abitare questo tempo con la cura significa trasformare ciò che altrimenti sarebbe un motivo di dolore, in un motivo di speranza che comincia da noi… Un’iniziativa che nel contesto storico in cui viviamo e nel contesto ecclesiale del Giubileo, è davvero un conforto, una di quelle carezze di misericordia che legittimano la speranza”.

Il progetto era stato presentato da Tina Hamalaya e Nicholle Salerno, segretaria, la prima, e delegata, la seconda, della Cei al Consiglio dei Giovani del Mediterraneo: “Il progetto viene proposto alle singole Conferenze Episcopali e Patriarcati. Si comincia con un incontro dei giovani con i presidenti delle loro Conferenze episcopali che a loro volta lo faranno conoscere alle loro diocesi e realtà periferiche. Si costituisce in loco un gruppo di persone con lo scopo di fare il punto sulle realtà di povertà, disagio ed emarginazioni presenti; si passa infine alla fase più operativa con l’individuazione delle azioni che si vuole avviare. Ogni progetto sarà quindi inviato entro la data del 31 marzo 2025 alla segreteria generale del Consiglio dei giovani del Mediterraneo”.

Il progetto è rivolto in modo particolare a beneficio di emigranti, rifugiati, richiedenti asilo ma, se ritenuto utile e praticabile, lo si può estendere a tutte quelle situazioni di disagio e criticità che vedono coinvolti senza fissa dimora, famiglie in condizioni di disagio, madri in difficoltà, donne esposte alla tratta, giovani.

Per comprendere meglio il progetto a Marta Longo, componente del ‘Consiglio dei giovani del Mediterraneo’, abbiamo chiesto di spiegarci il motivo per cui è necessario prendersi cura: “Nella società odierna, prendersi cura degli altri è molte volte messo in secondo piano rispetto alla ricerca del benessere individuale. Tuttavia, come ricorda il Vangelo, ‘vi è più gioia nel dare che nel ricevere’. Prendersi cura del prossimo non è solamente un gesto di solidarietà ma un atto che arricchisce profondamente chi lo compie. Riconoscere l’altro, accogliere le sue difficoltà e condividerne le sofferenze accende quella scintilla di amore che è presente nel cuore di ciascuno, facendo così emergere la luce di cui ognuno è portatore”.

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In quale modo questo progetto può essere un segno di speranza?

“Questo progetto è stato promosso in occasione dell’Anno Santo, nel quale ognuno è invitato ad essere una luce di speranza per le persone più in difficoltà, incarnando proprio ciò che papa Francesco esorta: essere pellegrini di speranza. Il desiderio profondo del progetto è quello di promuovere l’importanza del prendersi cura del prossimo, trasmettendone il valore come strumento di salvezza e speranza per entrambi i soggetti coinvolti: chi aiuta e chi è aiutato. Mediante questo progetto di servizio, i volontari coinvolti avranno occasione di partecipare in prima persona al Giubileo, rafforzando la propria fede e impegnandosi a costruire un mondo più giusto e fraterno, testimoniando in questo modo l’amore di Dio attraverso gesti concreti di carità e solidarietà che diventano segni di speranza nella vita delle altre persone”.4

In cosa consiste il progetto?

“Il progetto, ideato e promosso dal Consiglio dei Giovani del Mediterraneo e dalla Rete ‘Mare Nostrum’, si rivolge alle Conferenze Episcopali e ai Sinodi, esortandoli a farsi promotori di iniziative di speranza e carità a sostegno delle situazioni di fragilità presenti nelle loro comunità. Un’attenzione particolare è rivolta alle realtà giovanili, chiamate a mettersi in gioco per sperimentare concretamente la bellezza del prendersi cura del prossimo”.

Come ‘declinare’ il progetto nelle realtà locali?

“Ogni membro del Consiglio dei Giovani del Mediterraneo è quindi invitato ad adattare il progetto ‘Prendersi cura - Una famiglia per ogni comunità’ alla propria realtà locale, partendo da un’attenta analisi delle situazioni e contesti di necessità presenti. Considerando l’ampio raggio d’azione del progetto, che abbraccia tre continenti (Europa, Africa e Asia) le declinazioni saranno molteplici e diversificate, rispondendo alle urgenze sociali di ciascun territorio con iniziative concrete e mirate.

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In questo contesto, la diocesi di Trieste ha aderito all’iniziativa, coinvolgendo un gruppo di giovani in un percorso concreto per rispondere ad un’esigenza reale del territorio: creare un ponte tra le organizzazioni di volontariato e le persone desiderose di offrire il proprio aiuto. L’obiettivo è prendersi cura di chi vuole donare il proprio tempo, di chi necessita di supporto e di chi già opera nel volontariato, rafforzando così una rete di solidarietà attiva.

Ispirati dal clima di condivisione vissuto durante l’appena trascorsa Settimana Sociale, il progetto a Trieste mira a far riscoprire a ciascuno la capacità di compiere il bene, incoraggiando un impegno concreto e continuativo per il prossimo”.

In quale modo il Mediterraneo può essere un modello di pace?

“Grazie a questo piccolo progetto, il Mediterraneo può costruire una rete di solidarietà e sostegno. Partendo dalle singole comunità, lo scopo è quello di diffondere un messaggio universale di speranza, fraternità e solidarietà verso i più fragili. Prendersi cura del prossimo non è solo un dovere morale, ma una strada che conduce a una società più giusta e umana, in cui ognuno possa sentirsi parte di una grande famiglia globale”.