Città del Vaticano , mercoledì, 19. marzo, 2025 18:00 (ACI Stampa).
Oltre al Papa, l’argomento che in questi dieci anni di attività ha richiamato maggiormente la nostra attenzione e quella dei nostri lettori è stato, con ogni probabilità, la Curia Romana.
Si tratta, è noto, di una “Istituzione della quale il Romano Pontefice si avvale ordinariamente nell’esercizio del suo supremo Ufficio pastorale e della sua missione universale nel mondo. Essa è al servizio del Papa, successore di Pietro, e dei Vescovi, successori degli Apostoli, secondo le modalità che sono proprie della natura di ciascuno, adempiendo con spirito evangelico la propria funzione, operando al bene e al servizio della comunione, dell’unità e dell’edificazione della Chiesa universale ed attendendo alle istanze del mondo nel quale la Chiesa è chiamata a compiere la sua missione”. Il Papa – come spiega il decreto del Concilio Vaticano II Christus Dominus – “nell’esercizio della sua suprema, piena ed immediata potestà sopra tutta la Chiesa, si avvale dei Dicasteri della Curia Romana, che perciò compiono il loro lavoro nel suo nome e nella sua autorità, a vantaggio delle Chiese e al servizio dei sacri pastori”.
Il momento culminante di questi dieci anni – guardando alla Curia Romana – ci porta con la memoria proprio al 19 marzo di tre anni fa, quando il Santo Padre decideva di pubblicare la Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium che di fatto ha riformato l’intera Curia Romana. Una costituzione apostolica che succede alla Pastor Bonus di Giovanni Paolo II, entrata in vigore nell'ormai lontano giugno 1988.
Un testo, Praedicate Evangelium, che ha avuto una lunga gestazione. Il Papa infatti all’inizio del suo pontificato - era il 13 aprile 2013 - ha istituito un consiglio dei cardinali per studiare un progetto di revisione della Costituzione Apostolica Pastor bonus sulla Curia Romana. Il cosiddetto C9 si è riunito numerose volte per lavorare al progetto di revisione culminato – appunto – con la pubblicazione di Praedicate Evangelium.
La Curia Romana - ed il suo processo di riforma voluto da Papa Francesco - è stata dunque uno dei pilastri del nostro lavoro giornalistico. E non poteva essere altrimenti. Di una cosa possiamo essere certi: come ACI Stampa non abbiamo mai considerato – e tanto meno mai descritto – la Curia Romana come un centro di potere, di intrighi o di cortigianerie.