Advertisement

India, più di 28 mila verso il santuario di San Giuseppe Vaz

Una folla di persone ha camminato per 15 chilometri per arrivare al santuario del missionario indiano

San Giuseppe Vaz | Il santuario di San Giuseppe Vaz a Sancoale, in India | da X San Giuseppe Vaz | Il santuario di San Giuseppe Vaz a Sancoale, in India | da X

San Giuseppe Vaz (1651-1711) è stato il rimo indiano ad essere canonizzato. Sacerdote dal 1676 nella congregazione di San Filippo Neri, fu missionario a Ceylon, nell’attuale Sri Lanka, a rischio della vita per gli olandesi della Compagnia delle Indie avevano espulso i missionari e minacciato di morte qualsiasi prete fosse stato sorpreso sull’isola. Lui riuscì a portare il suo aiuto in maniera clandestina, arrivando fino alla capitale Colombo e traducendo il Vangelo in tamil e cingalese.

Papa Francesco lo ha canonizzato nel 2015, ma la devozione per il santo è fortissima.

Tanto che il 9 marzo, nello Stato indiano di Goa, più di 28 mila cattolici locali hanno partecipato al pellegrinaggio giubilare verso il santuario di San Giuseppe Vaz.

Il tema del pellegrinaggio era: “Come pellegrini nella speranza, proclamiamo la Buona Novella”. Il cardinale Filipe Neri Ferrao, arcivescovo di Goa e Daman e presidente della Federazione delle Conferenze Episcopali di Asia, ha esortato i partecipanti alla conversione pastorale e al rinnovamento spirituale in un mondo “spesso caratterizzato da frenesia e distrazione”.

Il santuario di San Giuseppe Vaz si trova a Sancoale, in una chiesa antica designata come luogo di pellegrinaggio diocesano nell’anno del giubileo. I 28 mila sono partiti alle due di notte, e si sono recati al santuario in processione camminando per 15 chilometri, arrivando intorno alle cinque del mattino per poi sprofondare in una adorazione eucaristica e quindi nella messa celebrata dal Cardinale Ferrao.

Advertisement

Durante il cammino, i pellegrini erano invitati a meditare sul mistero della Croce, attraverso diverse tappe che rappresentavano scene della Passione di Cristo.

Al termine del viaggio, durante l'omelia, il vescovo Simiao Purificao Fernandes, ausiliare di Goa e Daman, ha invitato i pellegrini ad accogliere la Parola di Dio come "fonte di forza di fronte alle tentazioni e alle prove che verranno", e li ha anche incoraggiati a diventare "apostoli della speranza", invitando i partecipanti ad annunciare il Vangelo in tutti gli aspetti della loro vita (nelle loro famiglie, nella società e perfino nel loro rapporto con la natura).

Traendo ispirazione da San Giuseppe Vaz, a cui è dedicata la chiesa di Sancoale, il vescovo ha sottolineato l'importanza della gratitudine, dell'umiltà e del rispetto in questo apostolato. Ha inoltre aggiunto che in questo Anno Giubilare "siamo chiamati a camminare con noi stessi, con gli altri e con speranza".

Al termine del pellegrinaggio, il cardinale Ferrao ha invitato i pellegrini a seguire l'esempio di Cristo "che ha camminato come un pellegrino di speranza nel suo mondo". 

La tradizione del pellegrinaggio è piuttosto recente e risale al 2019. L’arcidiocesi comprende il piccolo stato indiano di Goa, a sud del territorio di Daman e Diu, sulla costa occidentale dell'India. Goa, ex colonia portoghese, conta circa 500.000 cattolici su una popolazione di circa 1,8 milioni. Ancora oggi è una roccaforte del cattolicesimo nell'Asia meridionale.

 

More in Mondo