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L'omelia di Papa Francesco letta da De Donatis: "Quaresima tra memoria della nostra fragilità e speranza"

L'omelia del Papa per il rito del Mercoledì delle Ceneri letta dal Cardinal Angelo De Donatis

Il Cardinal De Donatis | Il Cardinal De Donatis | Credit Vatican Media Il Cardinal De Donatis | Il Cardinal De Donatis | Credit Vatican Media

La Chiesa apre la Quaresima - con il Mercoledì delle ceneri - senza Papa Francesco che dal 14 febbraio scorso è ricoverato presso il Policlinico Gemelli di Roma. A presiedere il rito, in sua vece, è il cardinale Angelo De Donatis, Penitenziare Maggiore, che ha condotto anche la tradizionale processione penitenziale dalla chiesa romana di Sant'Anselmo all'Aventino alla Basilica di Santa Sabina. Alla processione hanno partecipato Cardinali, Arcivescovi, Vescovi, i Monaci Benedettini della chiesa di Sant'Anselmo, i Padri Domenicani di Santa Sabina. Una tradizione lontana, che si perde nel tempo (San Gregorio Magno, nel VII secolo, diede inizio proprio nella chiesa di Santa Sabina ai riti della Quaresima con l'imposizione delle Ceneri alla presenza del Papa). Tradizione poi ripresa da Papa Giovanni XXIII nel 1962. 

 

Ed è nella chiesa “di destinazione”, quella di Santa Sabina, che viene celebrata la Santa Messa con il Rito di benedizione e di imposizione delle ceneri. L'omelia di Papa Francesco è stata letta dallo stesso Cardinale De Donatis che prima di leggere il testo ha espresso la vicinanza a Papa Francesco: sentirsi uniti a Papa Francesco “in questo momento. Lo ringraziamo per l'offerta della sua preghiera e delle sue sofferenze per il bene della Chiesa e di tutto il mondo”. Poi, la lettura dell'omelia: “Le sacre ceneri, questa sera, verranno sparse sul nostro capo. Esse ravvivano in noi la memoria di ciò che siamo, ma anche la speranza di ciò che saremo. Ci ricordano che siamo polvere, ma ci incamminano verso la speranza a cui siamo chiamati, perché Gesù è disceso nella polvere della terra e, con la sua Risurrezione, ci trascina con sé nel cuore del Padre”, queste le prime parole del testo preparato da Papa Francesco.

 

Un cammino, quello della Quaresima che ci incammina “verso la Pasqua, tra la memoria della nostra fragilità e la speranza che, alla fine della strada, ad attenderci ci sarà il Risorto”. Poi, al centro del testo, il richiamo all'azione penitenziale del ricevere le ceneri sul capo che in quel chianarsi “verso il basso” è possibile intravedere l'azione dell'animo di “guardare a noi stessi, per guardarci dentro. Le ceneri, infatti, ci aiutano a fare memoria della fragilità e della pochezza della nostra vita: siamo polvere, dalla polvere siamo stati creati e in polvere ritorneremo”. 

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Altro tema portante dell'omelia di Papa Francesco: l'esperienza della fragilità “che sperimentiamo nelle nostre stanchezze, nelle debolezze con cui dobbiamo fare i conti, nelle paure che ci abitano, nei fallimenti che ci bruciano dentro, nella caducità dei nostri sogni, nel constatare come siano effimere le cose che possediamo”. E ancora: “La fragilità nell'esperienza della malattia, nella povertà, nella sofferenza che a volte piomba improvvisa su di noi e sulle nostre famiglie”. Aggiunge poi Papa Francesco: “Ci accorgiamo di essere fragili quando ci scopriamo esposti, nella vita sociale e politica del nostro tempo, alle “polveri sottili” che inquinano il mondo: la contrapposizione ideologica, la logica della prevaricazione, il ritorno di vecchie ideologie identitarie che teorizzano l'esclusione degli altri, lo sfruttamento delle risorse della terra, la violenza in tutte le sue forme e la guerra tra i popoli”. 

 

Altro tema: l'incertezza e la paura del futuro. E poi, questa stessa condizione di fragilità “ci richiama il dramma della morte, che nelle nostre società dell'apparenza proviamo a esorcizzare in molti modi ea emarginare perfino dai nostri linguaggi, ma che si impone come una realtà con la quale dobbiamo fare i conti, segno della precarietà e fugacità della nostra vita”. In un mondo di apparenza, ecco, allora che “le ceneri ci ricordano chi siamo”. 

 

Ma, al contempo, la stessa Quaresima “è anche un invito a ravvivare in noi la speranza. Se riceviamo le ceneri col capo chino per ritornare alla memoria di ciò che siamo, il tempo quaresimale non vuole lasciarci a testa bassa ma, anzi, ci esorta a sollevare il capo verso Colui che dagli abissi della morte risorge, trascinando anche noi dalla cenere del peccato e della morte alla gloria della vita eterna”. Per questi motivi, “le ceneri ci ricordano allora la speranza a cui siamo chiamati perché Gesù, il Figlio di Dio, si è impastato con la polvere della terra, sollevandola fino al cielo”. E' questa la speranza cristiana se non saremmo “destinati a subire passivamente la fragilità della nostra condizione umana e, specialmente dinanzi all'esperienza della morte, sprofondiamo nella tristezza e nella desolazione”. 

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La speranza della Pasqua “ci sostiene nelle fragilità, ci rassicura del perdono di Dio e, anche mentre siamo avvolti dalla cenere del peccato, ci apre alla gioiosa confessione della vita”.  E concludono: “Impariamo dall'elemosina a uscire da noi stessi per condividere i bisogni gli uni degli altri e nutrire la speranza di un mondo più giusto; impariamo dalla preghiera a scoprirci bisognosi di Dio”. Ed è solo “l'amore di Dio e tra di noi riesce davvero a saziarci ea farci sperare in un futuro migliore”.