Carpi , domenica, 2. marzo, 2025 10:00 (ACI Stampa).
"Il forno prova i vasi del vasaio, la prova dell'uomo si ha nel suo discorso. Il frutto dimostra come è coltivato l'albero, così la parola rivela il sentimento del cuore. Non lodare nessuno prima che abbia parlato, poiché questa è la prova degli uomini."
il Libro del Siracide oggi ci consegna una verità preziosa: Dio ci plasma con amore, come il vasaio con la sua creta. Ma arriva il momento del forno: il calore della sofferenza, delle sfide, delle tentazioni. Ed è lì che si vede la qualità della nostra fede e della nostra personalità. Ciò che siamo davvero emerge nel momento della prova: se il nostro cuore è puro, le parole che pronunciamo saranno limpide, piene di sapienza e di amore; se invece dentro di noi si annidano orgoglio, rancore e menzogna, anche il nostro parlare ne sarà lo specchio.
Il frutto dimostra come è stato coltivato l’albero. Se nutriamo la nostra anima con la Parola di Dio, se abbeveriamo le nostre radici alla sorgente della grazia sacramentale, allora porteremo frutti di bene, di misericordia, di giustizia. Ma se il nostro cuore è lasciato incolto, se trascuriamo la preghiera e la partecipazione ai sacramenti, inevitabilmente le nostre parole e le nostre azioni rispecchieranno un’anima arida e disordinata.
Ecco perché il Siracide ci ammonisce: "Non lodare nessuno prima che abbia parlato". Perché è dalla bocca che esce la verità di un uomo. Quanto è facile lasciarsi ingannare dalle apparenze! Lodiamo chi ci sembra carismatico, affascinante, abile nel parlare, ma poi scopriamo che dietro le belle parole si nasconde l’orgoglio. Oppure giudichiamo male chi è umile e silenzioso, senza accorgerci che proprio nelle sue parole semplici abita la sapienza di Dio.
Viviamo in un’epoca in cui si parla tanto, forse troppo. Le parole scorrono rapide nei dialoghi, nei media, nei social network, spesso senza un vero controllo. Chiediamoci, allora, cosa dicono di noi le nostre parole? Edificano, confortano, portano la luce di Dio, oppure sono parole di giudizio, di scoraggiamento, di vanagloria, di confusione? Il nostro linguaggio è segno di un cuore in comunione con il Signore, oppure svela in noi ancora troppi angoli di durezza e di egoismo?