Città del Vaticano , domenica, 13. marzo, 2016 10:04 (ACI Stampa).
Si, certo, parole come “misericordia”, espressioni come “Chiesa in uscita” o “ospedale da campo” o “periferie esistenziali” sono sicuramente quelle che più di ogni altra rimangono impresse nelle memoria e identificano il modo di parlare di Papa Francesco. Ma oggi a tre anni dalla sua elezione si può dire che lo “stile Francesco” sia davvero tutto racchiuso in questi slogan?
Rileggendo i molti discorsi del Pontificato si trovano temi che il mainstream della pubblica opinione ha messo un po’ da parte perché poco “commerciali”.
Il rischio è quello di rendere il Papa prigioniero di una icona mediatica, genericamente pop, e rimanere lontanissimi da quello che è il vero Francesco.
Ad esempio la famiglia. Molto spesso il Papa parla del rischio delle “colonizzazioni ideologiche” che mettono a rischio la famiglia. E dai suoi discorsi si capisce bene che una di queste “colonizzazioni” è la così detta “teoria del gender”. Basta ricordare il discorso ai giovani di Napoli il 21 marzo dello scorso anno: “Poi ci sono le colonizzazioni ideologiche sulle famiglie, modalità e proposte che ci sono in Europa e vengono anche da Oltreoceano poi quello sbaglio della mente umana che è la teoria del gender, che crea tanta confusione. Così la famiglia è sotto attacco”.
O in Piazza San Pietro in una delle catechesi dedicate alle famiglia che hanno accompagnato i lavori del Sinodo dei vescovi. Il 15 aprile del 2015 il Papa spiegava: “Per esempio, io mi domando, se la cosiddetta teoria del gender non sia anche espressione di una frustrazione e di una rassegnazione, che mira a cancellare la differenza sessuale perché non sa più confrontarsi con essa. Sì, rischiamo di fare un passo indietro. La rimozione della differenza, infatti, è il problema, non la soluzione”. E sono solo due esempi.