Roma , lunedì, 24. febbraio, 2025 12:30 (ACI Stampa).
Sono trascorsi 70 anni (era il 23 febbraio del 1955) dalla morte del poeta e scrittore francese Paul Claudel, eppure le sue parole sono impresse nella loro freschezza e vivacità nella storia della letteratura mondiale. Voce della letteratura e poesia cattolica, Claudel rappresenta una delle più belle testimonianze di conversione che si siano mai sentite: entra in Notre Dame di Paris, un canto (quello del Magnificat) e ritorna a casa convertito. Comincia a leggere e studiare la Bibbia. La contempla, così come contempla il Signore e la Vergine. In un solo istante. Le sue parole - quelle del racconto della sua conversione avvenuta nel 1886: “Io ero in piedi tra la folla, vicino al secondo pilastro rispetto all’ingresso del coro, a destra, dalla parte della sacrestia. In quel momento capitò l’evento che domina tutta la mia vita. In un istante il mio cuore fu toccato e io credetti”.
Conversione, sete di Dio e ricerca interiore: questi, i pilastri della sua personalità. Una produzione letteraria, la sua, che spazia e che giunge - grazie ai suoi versi, alle sue parole - nell’intimità del lettore portandolo in iperboli e “castelli interiori”: Conoscenza dell’Est, 1900; Cinque grandi odi, 1910; Cantata a tre voci, 1913. E poi tanto, tantissimo teatro come Testa d’oro (1891), Lo scambio (1894), Il riposo del settimo giorno (1896), Crisi meridiana (1906), L’ostaggio (1911), Giovanna d’Arco al rogo (1939), La scarpina di raso (1929). Uno dei più famosi testi rimane L’Annuncio a Maria, del 1912.