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Il Diacono, "pittore e scultore del volto di Dio". Così Papa Francesco nell'omelia letta da Monsignor Fisichella

La Celebrazione per il Giubileo dei Diaconi. L'omelia di Papa Francesco letta da Monsignor Fisichella

Monsignor Rino Fisichella, Pro-Prefetto del Dicastero per l'Evangelizzazione, Sezione per le Questioni Fondamentali dell'Evangelizzazione nel Mondo | Monsignor Rino Fisichella, Pro-Prefetto del Dicastero per l'Evangelizzazione, Sezione per le Questioni Fondamentali dell'Evangelizzazione nel Mondo | Credit Vatican Media Monsignor Rino Fisichella, Pro-Prefetto del Dicastero per l'Evangelizzazione, Sezione per le Questioni Fondamentali dell'Evangelizzazione nel Mondo | Monsignor Rino Fisichella, Pro-Prefetto del Dicastero per l'Evangelizzazione, Sezione per le Questioni Fondamentali dell'Evangelizzazione nel Mondo | Credit Vatican Media

E mentre ancora si è in ansia per le ultime notizie su Papa Francesco, questa domenica, a San Pietro, si celebra il Giubileo dei Diaconi. Una Messa presieduta in vece del Papa da Monsignor Rino Fisichella, Pro-Prefetto del Dicastero per l'Evangelizzazione, Sezione per le Questioni Fondamentali dell'Evangelizzazione nel Mondo. Con la celebrazione di oggi si è proceduto anche con l’ordinazione di 23 nuovi diaconi provenienti da tutto il mondo. 

 

Dopo le Letture è stato proprio Monsignor Fisichella a leggere il testo dell’omelia preparata da Papa Francesco. Prima di farlo, il pensiero è andato al Pontefice: "Sentiamo Papa Francesco, benché in un letto di ospedale, lo sentiamo vicino a noi, presente in mezzo a noi". E chiede preghiera perché il "Signore lo assista nel momento della prova e della malattia".

Tema centrale dell’omelia consegnata è “gratuità. Un termine certamente caro a voi Diaconi, qui raccolti per la celebrazione del Giubileo”. E, poi, il testo fa riferimento a tre aspetti del servizio del Diaconato: il perdono, il servizio disinteressato e la comunione. La prima parola, il perdono che richiama all’annuncio del perdono che “è un compito essenziale del diacono. Esso è infatti elemento indispensabile per ogni cammino ecclesiale e condizione per ogni convivenza umana” perché “per crescere insieme, condividendo luci e ombre, successi e fallimenti gli uni degli altri, è necessario saper perdonare e chiedere perdono, riallacciando relazioni e non escludendo dal nostro amore nemmeno chi ci colpisce e tradisce”. Per il Papa viviamo un tempo in cui “per gli avversari c’è solo odio è un mondo senza speranza, senza futuro, destinato ad essere dilaniato da guerre, divisioni e vendette senza fine, come purtroppo vediamo anche oggi, a tanti livelli e in varie parti del mondo. Perdonare, allora, vuol dire preparare al futuro una casa accogliente, sicura, in noi e nelle nostre comunità. E il diacono, investito in prima persona di un ministero che lo porta verso le periferie del mondo, si impegna a vedere – e ad insegnare agli altri a vedere – in tutti, anche in chi sbaglia e fa soffrire, una sorella e un fratello feriti nell’anima, e perciò bisognosi più di chiunque di riconciliazione, di guida e di aiuto”.

 

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Il secondo tema,  il servizio disinteressato che per il diacono “non è un aspetto accessorio del suo agire, ma una dimensione sostanziale del suo essere. Si consacra infatti ad essere, nel ministero, “scultore” e “pittore” del volto misericordioso del Padre, testimone del mistero di Dio-Trinità”. Compito anche dei Diaconi è “il primo annuncio della Parola, fonte di fiducia e di gioia per chi vi incontra. Accompagnatelo il più possibile con un sorriso, senza lamentarvi e senza cercare riconoscimenti, gli uni a sostegno degli altri, anche nei rapporti con i Vescovi e i presbiteri”.

 

Ultimo tema affrontato nell’omelia di Papa Francesco è quello della gratuità, “fonte di comunione”. Cosa vuol dire, allora, gratuità? “Dare senza chiedere nulla in cambio unisce, crea legami, perché esprime e alimenta uno stare insieme che non ha altro fine se non il dono di sé e il bene delle persone”. Un bene che si costituisce “dicendo al fratello e alla sorella, colle parole, ma soprattutto coi fatti, personalmente e come comunità: “per noi tu sei importante”, “ti vogliamo bene”, “ti vogliamo partecipe del nostro cammino e della nostra vita”. Questo fate voi: mariti, padri e nonni pronti, nel servizio, ad allargare le vostre famiglie a chi è nel bisogno, là dove vivete”.