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Il Papa: "Amare è servire!" E ai giovani: "Siate come san Massimiliano di Tebessa"

Papa Francesco all'udienza generale | Papa Francesco all'udienza generale del 12 marzo 2016 | Alexey Gotovskiy / ACI Group Papa Francesco all'udienza generale | Papa Francesco all'udienza generale del 12 marzo 2016 | Alexey Gotovskiy / ACI Group

È tutta dedicata all'amore come servizio la terza udienza generale giubilare del sabato di Papa Francesco. La piazza è riempita dai fedeli della diocesi di Napoli (il Papa li saluta con "nostalgia" e con un "'a Maronn' v'accumpagni"), di Piacenza-Bobbio, di Lecce, delle diocesi della Romagna, della Suore Salesiane dei Sacri Cuori. Il Papa riflette sul gesto della “Lavanda dei piedi”, un gesto “inatteso e sconvolgente”, tanto che nemmeno Pietro lo comprende. E sottolinea: “Essere misericordiosi significa seguire Gesù sulla via del servizio”.

Per spiegarlo, il Papa racconta a braccio una storia personale: “La settimana scorsa ho ricevuto una lettera di una persona che mi ringraziava per l’anno della misericordia. (…) La vita di questa persona era servire la mamma anziana e il fratello disabile. La sua vita era servire. E questo è amore: quando ti dimentichi di te stesso e ti prendi cura degli altri.”

Spiega Papa Francesco che, con la Lavanda dei Piedi, “Gesù indica il servizio come via da percorrere per vivere la fede e dare testimonianza del suo amore”. Il Papa indica nella “condivisione e la dedizione ai bisognosi” lo stile di vita “che Dio suggerisce anche a molti non cristiani”; afferma che “l’amore si esprime nella condivisione dei beni materiali, perché nessuno sia nel bisogno”; e sottolinea che “l’amore è un servizio umile, fatto nel silenzio e nel nascondimento”.

Lo ripete due volte Papa Francesco: “L’amore non sono parole: sono opere”. È il “servizio concreto che rendiamo gli uni agli altri”.

E quindi mette in luce che l’invito di Gesù a lavarsi i piedi a vicenda significa anche “confessare a vicenda le mancanze e pregare gli uni per gli altri per saperci perdonare di cuore, e pregare gli uni per gli altri”.

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Durante i saluti finali ai pellegrini di lingua italiana, il Papa ricorda che oggi si fa memoria di San Massimiliano di Tebessa, un giovane martire a 21 anni per obiezione di coscienza della Chiesa di Cartagine, sotto l'Impero Romano, la cui vicenda venne a lungo proclamata durante le azioni liturgiche.

Il Papa invita i giovani a "imparare da lui a difendere i valori in cui credono".
 
La storia è questa: figlio del funzionario del fisco Fabio Vittore e coscritto per il servizio militare, Massimiliano si rifiuta di compiere il servizio militare, pur essendo arruolabile, perché significherebbe "fare del male". Accusato di disubbidire al potere costituito, viene condannato a morte.  L’episodio è stato tramandato da un breve documento, la Passio Sancti Maximiliani, che è di fatto il verbale dell’interrogatorio  cui viene sottoposto Massimiliano da parte del proconsole Dione. 

 

 

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