Advertisement

Letture, Mario Pomilio da rileggere e il suo "quinto evengelio"

Un grande classico della letturatura

Mario Pomilio |  | Wikipedia Mario Pomilio | | Wikipedia

Era il 1975 e per le gloriose edizioni Rusconi usciva un libro del tutto unico, insofferente ad ogni definizione, ricchissimo, una sorta di vertiginoso universo parallelo in cui il lettore precipita con sommo piacere anche se con qualche segno di smarrimento, se non si lascia intimorire dalla fama (un libro iperletterario, coltissimo, labirintico). Difficile, insomma, l’unica etichetta ammessa. Si intitolava “Il quinto evangelio”, scritto da Mario Pomilio (nato nel 1921 e morto nel 1990) a  e come spesso accade, ottiene più attenzione in altri Paesi, piuttosto che in Italia. Premiato in Francia come miglior libro straniero dell’anno, ma  i riconoscimenti e l’attenzione della critica italiana sono stati, malgrado la grande ammirazione, insufficienti.

Cos’è stato, questo romanzo, e cosa è ancora? Gioco intellettuale e spirituale, trattato,  riflessione ciclica e ininterrotta  sull’insufficienza della propria fede, avventura dell’anima e insieme scorribanda lungo i secoli, le tradizioni, i popoli. Il libro comincia con una lunga lettera. Vi si parla della ricerca su cui il mittente, Peter Bergin, un ufficiale degli Stati Uniti, spenderà tutta la vita: di un quinto evangelio appunto, del quale ha trovato in archivi e biblioteche di mezza Europa molte tracce. Bergin, alloggiato in una canonica di Colonia, tra i volumi del prete che la reggeva trova i primi strani semi dell’ipotesi. Li trova anzi tra le carte del sacerdote: esiste o è esistito un quinto evangelo, monaci e studiosi di varie epoche ne parlano, vi si riferiscono, ne citano versetti. A questo punto la vita di Bergin si dipanerà interamente sulla ricerca di questo testo fantomatico e fantasmatico, otterrà borse di studio, poi un incarico universitario, appassionerà allievi alla stessa totalizzante indagine. Nella lettera si annunciano questi segni ritrovati, che formano il resto del libro. A tale scopo riunisce un piccolo gruppo di giovani, amici e studenti, e con il loro aiuto comincia a raccogliere ogni indizio utile alla scoperta del vangelo nascosto.

Dopo trent'anni di vane indagini, ormai malato, Bergin riunisce in un dossier i più significativi documenti recuperati e li invia a un non meglio identificato monsignor "M.G.", segretario della Pontificia Commissione Biblica, unitamente a una lunga lettera nella quale riassume le ragioni e le tappe della ricerca intrapresa, dando conto anche delle prove scoperte.

Su una base costituita da fatti e circostanze realmente accadute, che formano, per così dire, l’ossatura del romanzo, Pomilio introduce elementi di fantasia che si sviluppano e si intrecciano in una  indagine filosofica e religiosa. A ogni pagina sembra riaffiorare  la domanda se il libro cercato, vero protagonista del romanzo, sia reale o se sia solo un “mito” dietro il quale si nasconde, in simbolo, la ricerca della verità o meglio la propria personale ricerca di Dio e del significato dell'esistenza.

La compromissione, del 1965, il cui protagonista è il campione di una generazione di pseudorivoluzionari che trovano poi una facile collocazione nella società borghese, disperdendo pigramente le loro energie nell’accettazione dello status quo dell’Italia di quel periodo. Si può immaginare come avevano reagito a questo coraggiosa e libera analisi da parte di critici militanti progressisti, di sinistra,relegando  lo scrittore ad un cantuccio semi clandestino, senza contare molte scelte editoriali che privilegiavano scelte più facili e superficiali, un copione che si ripete anche ai nostri giorni.

Advertisement

Un libro prezioso, sottratto alle mode e alle etichette, consegnato invece all’eternità del classico, e che dopo cinquant’anni ci restituisce anche un autore importante, che purtroppo oggi è ricoperto colpevolmente  dalla polvere del tempo e della dimenticanza. Come  è accaduto per tanti, grandi autori, come Luigi Santucci, Ignazio Silone, Domenico Rea,  Anna Banti, Maria Bellonci e altri ancora. Scrittori spesso innovativi e stimolanti, ma in qualche modo emarginati, Che dovrebbero essere riscoperti. Oltre ad un intrinseco valore letterario, esprimono il senso di una ricerca interiore e  uno sguardo rivolto verso l’Alto.

Mario Pomilio, Il quinto evangelio, Bompiani Editore, pp.456, euro14