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La Bellezza, scintilla di Dio per gli artisti

Comincia oggi il Giubileo degli artisti. Paolo VI, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Il loro dialogo con il mondo dell'arte.

La Vocazione di San Matteo del Caravaggio | La Vocazione di San Matteo del Caravaggio | Credit pd La Vocazione di San Matteo del Caravaggio | La Vocazione di San Matteo del Caravaggio | Credit pd

In un dialogo con il filosofo francece Guitton, Papa Paolo VI disse: “L'Arte rende visibile l'invisibile”. Una frase breve, brevissima ma che riuscì a sintetizzare lo speciale rapporto che Papa Montini ebbe con gli artisti del mondo.  Dobbiamo a lui, infatti, nel secolo scorso la ripresa del dialogo tra Santa Sede e il mondo dell'arte. Nella famosa  Messa degli artisti,  celebrata nella Solennità dell'Ascensione di Nostro Signore,  il 7 maggio 1964  dirà:  “Noi abbiamo bisogno di voi. Il Nostro ministero ha bisogno della vostra collaborazione.  Perché, come sapete, il Nostro ministero è quello di predicare e di rendere accessibile e comprensibile, anzi commovente, il mondo dello spirito, dell'invisibile, dell'ineffabile, di Dio. E in questa operazione, che travasa il mondo invisibile in formule accessibili, intelligibili, voi siete maestri. È il vostro mestiere, la vostra missione; e la vostra arte è proprio quella di carpire dal cielo dello spirito i suoi tesori e rivestirli di parola, di colori, di forme, di accessibilità”. Paolo VI parla di missione, di vocazione. Papa Montini fu davvero importante per diversi artisti: in lui videro, dopo diversi secoli, un ponte tra il loro mondo (fatto di colori e suoni, di parole e di versi poetici) e quello della Santa Sede. Basterebbe solo pensare alle innumerevoli opere che tutt'ora sono presenti nella collezione d'arte contemporanea presso i Musei Vaticani. Quella famosa Messa fu solo l “assaggio” di quello che sarebbe accaduto con il Pontificato di Giovanni Paolo II. 

 

4 aprile 1999. E' questa la data posta a fine di uno dei documenti più importanti del Pontificato di Wojtyla: è la Lettera agli artisti. Le parole di Papa Wojtyla riescono a far comprendere la comprensione e l'ammirazione che il Papa polacco aveva degli artisti. Lui, giovane attore, amante della poesia tanto da scrivere diverse opere poetiche (dalla famosa Bottega dell'Orefice al Trittico Romano), scrive nel 1999: “Nessuno meglio di voi artisti, geniali costruttori di bellezza, può intuire qualcosa del pathos con cui Dio, all'alba della creazione, partecipazione all'opera delle sue mani. Una vibrazione di quel sentimento si è infinita volte riflessa negli sguardi con cui voi, come gli artisti di ogni tempo, avvinti dallo stupore per il potere arcano dei suoni e delle parole, dei colori e delle forme, avete ammirato l'opera del vostro estro, avvertendovi quasi l'eco di quel mistero della creazione a cui Dio, solo creatore di tutte le cose, ha voluto in qualche modo associarvi”. E ancora: “Il tema della bellezza è qualificante per un discorso sull'arte. Esso si è già affacciato, quando ho sottolineato lo sguardo compiaciuto di Dio di fronte alla creazione. Nel rilevare che quanto aveva creato era cosa buona, Dio vide anche che era cosa bella. Il rapporto tra buono e bello suscita riflessioni stimolanti. La bellezza è in un certo senso l'espressione visibile del bene, come il bene è la condizione metafisica della bellezza. Lo avevano ben capito i Greci che, fondendo insieme i due concetti, coniarono una locuzione che li abbracciava entrambi: « kalokagathía » , ossia « bellezza-bontà ». Platone scrive al riguardo: « La potenza del Bene si è rifugiata nella natura del Bello »”. Nella Lettera, dunque, l'arte si incontra con il Bello, con Dio. 

 

“La musica, la grande musica, distende lo spirito, suscita sentimenti profondi ed invita quasi naturalmente ad elevare la mente e il cuore a Dio in ogni situazione, sia gioiosa che triste, dell'esistenza umana. La musica può diventare preghiera”, parole di Benedetto XVI del 17 ottobre del 2009 dopo aver assistito a un concerto dell'accademia pianistica internazionale di Imola nell'aula Nervi, in Vaticano. E, qualche giorno dopo, il 21 novembre, rivolgendosi agli artisti riuniti nella cappella Sistina - erano circa 250 tra scrittori, pittori, attori, registi e musicisti - dirà in un memorabile discorso: “Voi siete custodi della bellezza; voi avete, grazie al vostro talento, la possibilità di parlare al cuore dell'umanità, di toccare la sensibilità individuale e collettiva, di suscitare sogni e speranze, di ampliare gli orizzonti della conoscenza e dell'impegno umano”. 

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Quella della bellezza è stata una delle tematiche più costanti nel magistero di Benedetto XVI che, pochi mesi dopo la sua elezione a pontefice, presentando il suo Compendio del Catechismo della Chiesa Cattolica, scriverà:  “Immagine e parola s'illuminano così a vicenda. L'arte parla sempre, almeno implicitamente, del divino, della bellezza infinita di Dio, riflessa nell'Icona per eccellenza: Cristo Signore, Immagine del Dio invisibile. Le immagini sacre, con la loro bellezza, sono anch'esse annuncio evangelico e esprimono lo splendore della verità cattolica”.