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Ucraina, la religione dall'inizio della guerra: più cattolici, ma anche più atei

Nel momento della crisi, la gente ha guardato sempre di più alla fede. La crescita della Chiesa Greco Cattolica Ucraina, quella delle altre confessioni religiose

Kyiv | Il profilo della città di Kyiv, capitale dell'Ucraina | Wikimedia Commons Kyiv | Il profilo della città di Kyiv, capitale dell'Ucraina | Wikimedia Commons

Sua Beatitudine Sviatoslav Shevchuk, capo della Chiesa Greco-Cattolica Ucraina, ha sottolineato in un recente intervento che, dall’inizio della guerra, il suo gregge è cresciuto del 4 per cento. E non è un caso che, di fronte alla crisi della guerra e all’esempio luminoso dei religiosi, di fronte alla paura costante della morte, cresca il fenomeno religioso.

Ma questa crescita non ha riguardato solo la Chiesa Greco Cattolica Ucraina. Secondo una indagine del Razumkov Center riguardo la religiosità in Ucraina nelle zone non occupate, la crescita religiosa dei cattolici, di rito latino o bizantino, è sperimentabile in tutto il territorio ucraino.

Cosa si vede dall’indagine? Resta la differenza tra Est e Ovest del Paese. L’Ovest, più vicino all’Europa e un tempo dominio asburgico, ha una forte tradizione religiosa. L’Est, soggetto alla pioggia acida della dominazione sovietica, all’industrializzazione e all’ateismo di Stato, ha meno sentimento religioso. Così, il 20 per cento delle persone senza alcun riferimento religioso dell’Ucraina – che sono comunque una minoranza, l’11,2 per cento della popolazione totale, vive ad Est, mentre ad Ovest c’è solo il 3,4 per cento degli atei.

Quindi, come detto, va messa in luce la crescita della Chiesa Greco Cattolica Ucraina: nel 2020 – 2022 rappresentavano circa l’8 per cento della popolazione. Oggi sono il 12 per cento. Una crescita che dipende da vari fattori. Ci sono i rifugiati interni che sono fuggiti dall’Est e che sono stati sostenuti, avvicinati e accolti dalla Chiesa Greco Cattolica Ucraina, che rappresenta il 40 per cento della popolazione credente dell’Ovest. Poi, c’è il fatto che, di fronte alla guerra, le persone cominciano a penare di più alle questioni trascendenti. La presenza dei cappellani militari, un servizio fondamentale, è stato di grande aiuto in questo.

Ovvio, ci sono anche dati differenti. Crescono i credenti, crescono gli atei, che sono secondo l’ultima analisi il 18 per cento della popolazione. Diminuiscono, invece, i fedeli ortodossi, frutto dello scisma e della Chiesa interna. Nel 2020, il 15% degli ucraini si identificava con la Chiesa ortodossa russa, mentre il 34% apparteneva alla Chiesa ortodossa ucraina.

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Con l’inizio della guerra, i fedeli legati a Mosca sono crollati di due terzi, mentre quelli fedeli a Kyiv si sono mantenuti stabili.

Ma il lavoro della Chiesa in zona di guerra è comunque fondamentale. Tanto che il 62% degli ucraini afferma oggi di avere fiducia nella Chiesa, solo il 27% dichiara il contrario.

Commentando i dati del Centro Razumkov, Sua Beatitudine Shevchuk ha sottolineato che questi numeri riflettono anche l’opera missionaria della Chiesa.